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Si rischia la scomparsa di interi segmenti industriali e di numerosi posti di lavoro | Lo scenario di Unionmeccanica e Api Torino

“In mancanza di misure adeguate si rischia la scomparsa di interi segmenti industriali, la perdita della nostra tecnologia e la distruzione di numerosi posti di lavoro”.

Ad affermarlo, il presidente di Api Torino, Fabrizio Cellino, e il presidente di Unionmeccanica Api Torino, Antonio Casano.

L’allarme dell’associazione è contenuto in un documento che sarà inviato alle istituzioni locali e nazionali.

Unionmeccanica Api Torino sottolinea che “in Italia è stato prodotto il 36% di auto in meno rispetto allo scorso anno.

La componentistica è in ginocchio con la Cig aumentata del 20%.

Molte aziende, specie di piccole dimensioni, hanno già chiuso per esaurimento degli ammortizzatori sociali; mentre si assiste al trasferimento delle produzioni in Paesi extra Ue.

In Piemonte nei primi sette mesi dell’anno gli ammortizzatori sociali sono cresciuti del 40,7% rispetto al 2023.

Torino ancora la provincia più cassaintegrata d’Italia”.

Le imprese di Unionmeccanica Api Torino, le più colpite dalla crisi del settore automotive, chiedono quindi alle istituzioni di “accompagnare la transizione ecologica con un serio e deciso piano di salvaguardia basato su tre pilastri: incentivazione di nuovi investimenti, moratoria sugli interessi per gli investimenti già effettuati per adeguarsi al green deal e rifinanziamento dei contratti di sviluppo”.

Unionmeccanica Api Torino, inoltre, chiede azioni per la formazione e per gli ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro.

L’associazione delle imprese metalmeccaniche, in particolare, chiede di rivedere il meccanismo della Cig, almeno per i prossimi due anni.

“Non si può accettare una transizione che avrà enormi costi sociali – commentano Cellino e Casano – servono risorse pubbliche che il Governo e l’Europa devono mettere a disposizione vincolate a precisi impegni.

Risorse che non devono essere limitate agli incentivi per l’acquisto di auto, che, tra l’altro, nel 2024 non hanno dato benefici alle produzioni nel paese”.

I due presidenti aggiungono: “I dati confermano le difficoltà in atto nella nostra regione, facendo aumentare le preoccupazioni, in particolare, per l’esaurimento degli ammortizzatori sociali nel corso del 2025.

Oltre a questo, la componentistica continua a mostrare gravi difficoltà, che mettono a rischio la sopravvivenza stessa di quasi metà delle imprese della filiera”.

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