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Scuola, il mistero delle 60 mila cattedre. Maurizio Crippa (Il Foglio): «Abolire i concorsi»

Sul Foglio Maurizio Crippa parla del “mistero delle 60 mila cattedre”, ovvero “l’impossibilità tragica, ma anche ridicola, di far combaciare il posto di lavoro nella scuola con il suo fortunato vincitore”.

“La questione è strutturale. E a doppio fondo. Il primo livello è che da anni nella scuola è invalso un modus per le assunzioni sdoppiato in due canali: il 50% delle immissioni in ruolo è riservato ai vincitori di concorso, l’altra metà attinge, per prosciugarle, alle graduatorie dei precari (Gae). Solo che i concorsi non si fanno e per le materie con più cattedre e le regioni con più studenti, di aventi diritto non ce n’è più. Da anni. E ormai anche le Gae sono in molti casi esaurite. Ormai si è arrivati ad assumere a chiamata chiunque si offra, o con la famosa “messa a disposizione”.

In burocratese, significa che “l’organico di diritto” di un grandissimo numero di istituti non coincide con “l’organico di fatto”.

E qui bisognerebbe finalmente dire una verità che nessuno vuole dire.

E cioè che l’impossibilità pratica da parte del sistema scuola di far coincidere organico di diritto e organico di fatto ha un motivo: sono due sistemi incomparabili, è come far combaciare una sfera e un prisma. Perché, in una nazione in cui le “classi di concorso” per insegnare sono, solo alle superiori, ben cento e le “tabelle di ripartizione” dei posti alle regioni sono fatte annualmente dal centro, può essere che in Veneto non ci sia nessun avente diritto o precario abilitato per “1/A Aerotecnica e costruzioni aeronautiche”, e ce ne siano tre in Puglia.

Ma nessun meccanismo permette, se non su base volontaria, di spostare uno dei tre dove serve. Sembra folle, e lo è, ma è davvero tutto qua. Anche le risposte sarebbero semplici, le sanno tutti da decenni: bisognerebbe abolire i concorsi nazionali e farli quantomeno su base regionale.

Ancor meglio andrebbero abolite le classi di concorso così specifiche.

O basterebbe abolire i concorsi, istituire un “ordine dei docenti”, come c’è l’ordine dei medici o degli ingegneri, e permettere di assumere direttamente da lì. In terzo luogo, basterebbe consentire ai presidi di assumere direttamente, in base all’esigenza di organico “reale”, come avviene in qualsiasi azienda.

Infine, si potrebbe permettere alle scuole di pagare di più chi accetta di trasferirsi da lontano. Domandatevi quanti interessi costituiti (compresa l’esistenza stessa del baraccone di Viale Trastevere) verrebbero minati da queste piccole riforme. E avrete risolto il mistero delle 60 mila cattedre”.

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