Quando Silvio Berlusconi decise di far cadere il Governo Draghi sapeva già di essere gravemente malato. Era consapevole da quasi sei mesi di avere la leucemia mielomonocitica. Nella concitazione delle ore seguenti alla sua scomparsa, si cristallizzano alcuni fatti e acquistano nuova luce alcuni passaggi cruciali degli ultimi anni. La leucemia mielomonocitica cronica fu diagnosticata la prima volta al fondatore di Mediaset e Forza Italia nel dicembre 2021, poche settimane prima del voto parlamentare per eleggere il Presidente della Repubblica.
«È una malattia molto rara, circa 1 caso per 100mila abitanti, con espressioni molto eterogenee, ma sempre caratterizzate da aumento dei monociti, un tipo di globuli bianchi con importanti funzioni immunitarie. Non è una malattia da cui si guarisce se non con il trapianto di midollo, terapia non praticabile in soggetti di età avanzata» aveva poi spiegato Fabrizio Pane, componente del comitato scientifico dell’Ail (Associazione italiana contro leucemie linfomi e mieloma), ordinario di Ematologia e direttore Uo di Ematologia e Trapianti Aou Federico II di Napoli.
«Si tratta quindi di una patologia cronica e il paziente, se anziano, deve essere gestito con la consapevolezza di avere come obbiettivo il contenimento della progressione e la gestione delle possibili complicazioni».
«Il fatto che ne sia affetto un paziente anziano, come per tutte le malattie neoplastiche, è un fattore aggravante». Per questa malattia del sangue «le complicanze non sono inattese e non devono sorprendere: serve un controllo continuo», rimarcava l’ematologo. Inoltre, c’è il rischio di «avere compromessa la capacità di metabolizzare sostanze estranee o avere effetti collaterali dei farmaci più utilizzati».
E fu proprio dalla clinica San Raffaele che Berlusconi provò a gestire la faticosa vicenda del Quirinale poi sfociata con la rielezione di Sergio Mattarella.
Pochi mesi dopo si consumò poi lo strappo nella maggioranza istituzionale.
L’epilogo fu il 19 luglio scorso nella sua residenza di Villa Grande, in un vertice dell’allora centrodestra di Governo: Berlusconi e Salvini, decisero che avrebbero sostenuto un esecutivo bis di Draghi solo se il Movimento 5 Stelle non fosse stato incluso.
E fu la fine del governo guidato da Mario Draghi.
E ad illuminare ulteriormente questo particolare (non da poco) è stata ieri Mara Carfagna, attuale presidente di Azione (movimento fondato da Carlo Calenda) ed ex ministro per il Sud e la Coesione territoriale del Governo Draghi.
«Quando due mesi fa, come tutti, ho saputo della malattia gravissima contro cui stava combattendo Silvio Berlusconi ho compreso il senso di quella che, per tanto tempo, mi era sembrata una scelta incomprensibile: l’improvvisa decisione di mandare a casa Mario Draghi. Oggi è chiaro che Berlusconi temeva di non avere più tempo, aveva fretta di andare alle urne per completare la sua straordinaria biografia politica con un’ultima vittoria». A scadenza naturale della legislatura, il Governo Draghi sarebbe terminato nel marzo 2023.