Il volto de La Molisana è una donna appassionata, madre affettuosa, imprenditrice premiata: praticamente un’equilibrista, Rossella Ferro, Responsabile marketing alla guida di un gruppo di giovani a cui ha trasmesso passione ed una visione.
L’ha intervista per l’Osservatorio Riparte l’Italia la nostra Nietta Scala.
Dr.ssa Ferro, grazie per la sua disponibilità. Non è scontato incontrare un’imprenditrice donna, una persona che come lei è riuscita a superare la differenza di genere che ancora caratterizza il mondo del lavoro in Italia. Che percorso professionale è stato il suo? Ha incontrato molte difficoltà?
La mia formazione inizia a Roma, dove ho conseguito la laurea in Economia e Commercio.
Subito dopo ho avuto l’opportunità di collaborare con un importante studio tributario nella stessa città, un’esperienza che mi ha permesso di acquisire competenze preziose in ambiti cruciali come la fiscalità e la gestione aziendale.
Dopo alcuni anni, ho deciso di tornare nella mia città natale per unirmi al business di famiglia, avviato e sviluppato dalle generazioni precedenti.
Entrare in un’azienda familiare come rappresentante della quarta generazione non è stato privo di sfide, ma le difficoltà che ho incontrato non erano tanto legate al mio essere donna, quanto piuttosto alla mia giovane età.
Nella cultura d’impresa familiare italiana, spesso si ritiene che i giovani debbano fare una lunga ‘gavetta’ prima di poter accedere a ruoli decisionali significativi.
Questa visione tradizionale può rallentare l’innovazione e la freschezza di approccio che i giovani sono pronti ad apportare.
Le mie esperienze mi hanno insegnato l’importanza della resilienza e della capacità di adattamento, qualità che ritengo fondamentali non solo per superare le sfide personali ma anche per contribuire a un ambiente aziendale più equilibrato e giusto.
Essere donna in una posizione di leadership mi offre l’opportunità di influenzare positivamente la cultura aziendale, promuovendo un ambiente di lavoro più giusto e inclusivo e favorendo anche una visione più ampia della sostenibilità e della responsabilità sociale d’impresa.
L’integrazione di queste pratiche non solo è un dovere etico che amplifica l’impatto positivo delle imprese sulla società, ma rappresenta anche una strategia vincente che può aumentare la competitività e il valore dell’azienda nel lungo termine.
Qual è lo stato attuale del settore agroalimentare in Italia? Quanto pesano le crisi economiche e internazionali sulla vostra attività?
Il settore agroalimentare in Italia è uno dei pilastri dell’economia del paese per la qualità e la diversità dei suoi prodotti e rappresenta una componente significativa del suo PIL.
Attualmente, tuttavia, sta affrontando diverse sfide legate tanto alle crisi economiche quanto a quelle internazionali.
La volatilità dei prezzi delle materie prime ha un impatto significativo sui costi di produzione per gli agricoltori e i produttori di alimenti.
L’Italia inoltre, con la sua significativa dipendenza dall’agricoltura, è particolarmente vulnerabile agli effetti dei cambiamenti climatici.
Siccità, alluvioni e altri eventi climatici estremi possono ridurre i raccolti e aumentare i costi di produzione.
Anche eventi come la pandemia di COVID-19 e il conflitto in Ucraina hanno avuto impatti diretti e indiretti sull’agricoltura italiana.
La pandemia ha modificato le catene di approvvigionamento e i modelli di consumo, mentre il conflitto ha influito sui costi dell’energia e delle materie prime agricole.
Le nuove regolamentazioni ambientali, infine, possono richiedere investimenti significativi da parte degli agricoltori per conformarsi agli standard più rigidi, il che rappresenta una sfida complessa per le piccole e medie imprese che sono l’ossatura fondamentale dell’economia italiana.
Il settore deve poi affrontare la concorrenza, non sempre leale, dei produttori internazionali che talvolta possono offrire prodotti a costi inferiori a causa di minori standard di produzione o costi lavorativi più bassi.
Si rende pertanto sempre più necessaria una politica di forte tutela dell’autentico Made in Italy.
E quale futuro ritiene possa esserci per il vostro settore? Quali possono essere le direttrici su cui puntare per garantire una crescita sostenibile?
Io ritengo che gli sforzi in innovazione, sostenibilità e digitalizzazione siano i driver fondamentali per mantenere la competitività e la vitalità del settore nel lungo termine.
Nonostante queste sfide, infatti, il settore agroalimentare in Italia continua a essere un settore vitale e resiliente, sostenuto da un forte marchio di qualità e da una crescente domanda internazionale per i prodotti italiani autentici.
Quanto conta l’innovazione nella vostra attività? Investite nella ricerca?
La nostra storia è il risultato del legame indissolubile tra tradizione e innovazione.
Sin dal 1912, La Molisana ha incarnato l’eccellenza nella produzione di pasta di semola e trasmesso competenze maturate in 4 generazioni.
Il Gruppo Ferro è consapevole di custodire un know how antico, ma anche di avere nel suo Dna la cultura dell’innovazione, intesa come la capacità di proporre soluzioni creative alle nuove sfide e intervenire efficacemente su esigenze sociali, aziendali e ambientali.
La Molisana ha abbracciato il sogno di restituire al territorio una filiera industriale di eccellenza, creare nuovi posti di lavori, trattenere talenti e competenza, diventare un laboratorio di innovazione e creatività.
Con questa mission abbiamo rilanciato il brand e lo abbiamo traghettato nel Terzo millennio, promuovendo una profonda transizione tecnologica con importanti investimenti in macchinari di ultima generazione efficienti, performanti e sostenibili.
Abbiamo capito che la tecnologia è alleata della tradizione, perché esalta la qualità del prodotto finito, ne innalza i livelli di food safety e lo rende più sostenibile.
Negli ultimi 2 anni l’azienda ha investito 27 milioni di euro per aggiornare le infrastrutture e ammodernare gli impianti adottando tecnologie pulite e sostenibili e diventando una best pratice del settore.
Lei è anche Presidente dell’ITS Demos Academy, un percorso dedicato all’innovazione del Sistema Agroalimentare, che si occupa in particolare di “Nuove tecnologie per il Made in Italy”. Cosa vi proponete di fare nel concreto per aiutare i giovani nel loro cammino verso l’inserimento nel mondo del lavoro?
Gli Its Academy possono svolgere un ruolo cruciale nel fornire ai giovani le competenze necessarie per affrontare le nuove sfide del settore agroalimentare.
La Molisanaha deciso, nel lontano 2014, di investire nell’alta formazione tecnica professionalizzante per offrire corsi che combinino teoria e pratica, centrati sulle tecnologie emergenti come l’agricoltura di precisione, la robotica, la blockchain per la tracciabilità alimentare e le tecniche avanzate di conservazione e packaging.
Questo tipo di formazione è essenziale per disporre poi di risorse umane altamente qualificate e capaci di gestire le innovazioni ed attuare quel trasferimento tecnologico in grado di innalzare il livello di competitività delle imprese stesse e del sistema paese tutto.
Questo approccio pratico non solo aumenta l’acquisizione di competenze verticali ma anche l’employability degli studenti.
Infine gli Its forniscono un servizio di orientamento professionale che accompagna gli studenti anche dopo il diploma, aiutandoli a identificare e cogliere le migliori opportunità di lavoro nel settore agroalimentare.
Per lei è importante dare valore alle imprese locali? Riuscite in questo modo a garantire ai giovani un futuro lavorativo nella loro terra di appartenenza, senza vederli andare altrove o all’estero per cercare opportunità lavorative?
Presidiare un ITS è una strategia molto efficace per valorizzare le imprese locali e offrire ai giovani opportunità lavorative nella loro terra d’origine, contribuendo così a prevenire la fuga di talenti verso altre regioni o all’estero.
Queste scuole del segmento terziario, alternative ai percorsi accademici universitari, sono progettate proprio per rispondere direttamente alle esigenze delle imprese locali.
Attraverso un dialogo costante con il tessuto imprenditoriale, gli Its riescono a sviluppare programmi formativi che preparano gli studenti alle specifiche richieste del mercato del lavoro locale.
Questo crea un naturale canale di inserimento lavorativo per i giovani nel loro ambiente locale.
Grazie alle strette collaborazioni con le imprese, gli Its sono in grado di offrire stage, apprendistati e esperienze di lavoro concreto, che non solo arricchiscono i curricula degli studenti ma creano ancora una volta un legame diretto tra i giovani e le aziende locali.
Sono inoltre catalizzatori di innovazione, introducendo nuove tecnologie e metodi avanzati che possono essere adottati dalle imprese locali per migliorare la loro competitività.
Questo rinnovamento continuo può rivitalizzare interi settori economici regionali, rendendo l’area più attraente per gli investimenti e la creazione di nuovi posti di lavoro.
I fondi del PNRR, investiti in particolare proprio nelle ITS Academy, possono aiutare a contrastare anche il calo demografico, fortemente percepito in Molise? Servirebbero altri fondi pubblici? O è meglio puntare sulla partnership tra pubblico e privato?
Fornendo formazione di alta qualità e opportunità di lavoro concreto, gli Its possono ridurre la necessità per i giovani di cercare opportunità in altre regioni o all’estero.
Questo aiuta a mantenere le competenze e i talenti all’interno della comunità, supportando la crescita economica e lo sviluppo locale.
Queste scuole di alta formazione tecnica possono anche giocare un ruolo nel rafforzare il senso di appartenenza e l’orgoglio regionale, formando professionisti che non solo lavorano ma anche valorizzano e promuovono le tradizioni, i prodotti e le innovazioni del loro territorio.
In conclusione, sono strumenti essenziali per sviluppare le competenze locali e per garantire che le economie regionali possano crescere e adattarsi ai cambiamenti del mercato globale, restando al contempo radicate nelle loro comunità.
La vera sfida sarà quella di riuscire a portare a buon fine i contributi del PNRR destinati agli Its, visti i tempi brevi per il perfezionamento delle operazioni e la complessità delle stesse.
In seguito, esauriti i suddetti fondi, sarà necessaria una politica integrata governativa che sostenga queste scuole post diploma al pari di tutto il sistema formativo pubblico italiano.