L’impennata degli interessi che l’Italia deve restituire rende di anno in anno il Pnrr più costoso.
Il 64% dei 194,4 miliardi del Recovery Plan che spettano a Roma, ossia 122,6 miliardi, sono prestiti e quindi costituiscono debito da restituire con gli interessi.
Finora, sui quasi 76 miliardi di finanziamenti ottenuti (sui complessivi 122,2 miliardi ricevuti da Bruxelles), l’Italia ha versato oltre 1,3 miliardi di interessi, ma nei prossimi tre anni dovrà sborsarne altri 8,6 miliardi.
Lo si legge nel Bilancio di previsione del ministero dell’Economia per l’anno finanziario 2025 e per il triennio 2025-2027, collegato alla manovra, pubblicato dalla Ragioneria di Stato.
Le stime sulle spese per interessi da affrontare, scrive MF-Milano Finanza, sono destinate a crescere costantemente, perché negli ultimi due anni del Piano l’Italia dovrebbe ottenere da Bruxelles oltre 74 miliardi di euro, quasi il 40% del monte risorse complessivo del Recovery italiano, e la mole dei prestiti e gli interessi da corrispondere aumenterà di conseguenza.
Anche se molto dipenderà dalla traiettoria dei tassi d’interesse che la Bce fisserà.
Di fatto, il governo italiano non ha il pieno controllo sui costi da affrontare per i prestiti del Pnrr: conosce l’entità delle spese per ogni singola rata con la “Confirmation note” che la Commissione europea invia al Tesoro italiano appena 20 giorni prima di erogare la somma, dovendo quindi aggiornare gli equilibri di bilancio almeno ogni sei mesi.
Certo, l’esecutivo Ue si impegna a offrire i prestiti sostanzialmente al costo con cui si è procurato i fondi sul mercato, ma prendendo man mano a prestito le risorse per finanziare il Recovery è a sua volta sottoposto a condizioni di mercato variabili.