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Pier Luigi Celli (ex Direttore Generale Rai): «La tv di Stato rischia il fallimento. Peggio di Alitalia»

“La Rai rischia il fallimento. Il mondo è cambiato”.

Pier Luigi Celli, ex amministratore delegato della Rai e manager di lungo corso commenta le ultime vicende della tv di Stato e le sue parole non sono certo lusinghiere.

“Ci sono Netflix, Amazon, Disney+ e questi in Rai che fanno? Si spartiscono le direzioni di quattro tg che invece andrebbero accorpati come sta facendo persino Mediaset che non è precisamente un’azienda moderna”. 

“La Rai ha i conti in disordine, i bilanci in rosso malgrado il canone e la pubblicità. Secondo i maggiori esperti del settore radiotelevisivo, le tv generaliste potrebbero non sopravvivere alla rivoluzione digitale dello streaming e scomparire in un arco di tempo anche piuttosto rapido, dieci o forse quindici anni. Dovunque si cambia. Ci si trasforma. Ma non a Viale Mazzini. La Rai è infatti un problema industriale. Un modello economico fallimentare, paragonabile alla Cassa del Mezzogiorno, per giunta all’interno di un settore che sta morendo” ragiona Salvatore Merlo giornalista del Foglio in dialogo con Celli.

“Eppure, mentre il mondo cambia, mentre gli ascolti calano e si spostano inesorabilmente sulla tv via internet, mentre tutto dovrebbe spingere una classe dirigente consapevole al rinnovamento e alla fantasia, alla ricerca del talento e dell’innovazione, ecco che invece a Viale Mazzini si comportano come nulla fosse. Anzi. Tutti spolpano un pezzo della carcassa, finché c’è qualcosa ancora da spolpare” chiosa Merlo.

“E comunque Mediaset ha una prospettiva”, riprende Celli. “Può essere venduta”.

“Ma la Rai? La Rai non la vendi. La Rai non è un’azienda qualsiasi. La Rai diventa un’altra Alitalia. Solo che è più grande di Alitalia, dunque è un disastro sociale più grosso. E inoltre forse è anche molto più importante di Alitalia, perché in teoria avrebbe una funzione sociale”.

“La Rai è l’immaginario di questo Paese, ammesso che questo paese abbia ancora un immaginario”.

 “Ma la carcassa va spolpata fino all’ultimo pezzo”, dice Celli, con fatalismo.

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