Il primo centro di ricerca italiano dedicato alla biodiversità, il National Biodiversity Future Center prenderà il via con 300 milioni di euro e 1.300 ricercatori.
Coordinato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, è uno dei cinque centri nazionali istituiti nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza e fra i temi dei quali si occuperà ci sono le strategie per affrontare la crisi climatica e quelle per le specie aliene invasive, il recupero degli ecosistemi degradati e lo studio delle specie in pericolo.
Il Centro avrà inoltre l’obiettivo di comprendere e affrontare i fattori connessi al declino della biodiversità a livello marino, terrestre e urbano, e di valorizzare la biodiversità per farne una grande occasione di sviluppo economico.
“Abbiamo l’occasione di rendere l’Italia protagonista in questo settore”, dichiara Maria Chiara Carrozza, presidente del Cnr, intervenuta alla presentazione dell’Nbfc.
Una delle caratteristiche peculiari del nuovo centro sarà il cosiddetto ‘biodiversity gateway’, come spiega Carrozza, un’infrastruttura virtuale con due sedi fisiche a Palermo e a Venezia che dialogheranno tra loro: “I gateway sono finestre sulla biodiversità che potranno essere aperte ovunque o immagino già una costellazione”, aggiunge.
“L’Italia è un Paese speciale per quanto riguarda la biodiversità”, ricorda anche Carlo Calfapietra, direttore dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Cnr: “Il nostro territorio ospita 130 ecosistemi, 60mila specie animali e 10mila specie di piante vascolari (cioè quelle piante che hanno radici, fusti e foglie e che si alimentano grazie ad un sistema vascolare).
E ancora il Mediterraneo – continua Calfapietra – raccoglie il 7,5% della biodiversità marina di tutto il mondo, e l’Italia ha anche 12 milioni di ettari di foreste, di cui il 45% classificati ad alto contenuto di biodiversità”.