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Ocse: «L’Italia è vulnerabile, ma il secondo trimestre del 2020 è andato un po’ meglio delle attese»

Alla fine del 2021 l’economia italiana sarà ancora del 4,8% al di sotto dei livelli del 2019 e questo dà la misura sia dell’impatto della crisi innescata dal coronavirus, sia dell’importanza di utilizzare bene il Recovery fund. “Le prospettive oltre il 2021 restano straordinariamente incerte. Se le politiche di ripresa in Italia saranno ben attuate e sono efficaci, spingendo l’economia a una crescita del 2% l’anno, il Pil tornerà ai livelli pre-crisi entro il 2024. Ma se la crescita annuale sarà inferiore allo 0,7% l’anno, il Pil non tornerà ai livelli ante-crisi in questo decennio”. A sottolinearlo, sulla scia dell’Interim Economic Outlook dell’Ocse, è Tim Bulman – senior economist dell’Organizzazione e capo del desk Italia. La Penisola è più “vulnerabile” di altri Paesi alle ricadute della pandemia di coronavirus per la rilevanza nella sua economia del turismo e delle esportazioni, settori tra i più colpiti dalla crisi sanitaria e che rischiano di risentirne più a lungo, spiega Bulman in un colloquio con Radiocor.

Il secondo trimestre del 2020, tuttavia, è andato “un po’ meglio delle attese” e questo ha indotto l’Ocse ad alzare di 0,8 punti la stima del Pil al 10,5% dall’11,3% previsto a giugno, con una caduta comunque record e tra le maggiori del G20. Per il 2021, inoltre, le attese si sono fatte più moderate, con un rimbalzo del Pil del 5,4% contro il 7,7% indicato a giugno. Tuttavia – fa notare l’economista – il paragone è con quello che l’Ocse tre mesi fa aveva definito ‘lo scenario migliore’, il ‘single hit’, in cui il virus veniva infine imbrigliato, senza recrudescenze dell’epidemia. Nel caso di una seconda ondata, con un nuovo lockdown nella stagione fredda, le stime dell’Ocse di giugno vedevano il Pil italiano 2020 affondare a -14% e risalire solo del 5,4% nel 2021.

‘Nello scenario migliore ci aspettavamo che la stagione turistica sarebbe stata difficile, ma che poi si sarebbe andati verso una normalizzazione. Non siamo in quel mondo. Siamo da qualche parte tra il primo e il secondo scenario. Ci sono ancora restrizioni ai viaggi e nuovi focolai in vari posti e questo ha un impatto anche sull’Italia’, spiega Bulman. Il contesto pesa anche sulle proiezioni del 2021, perché il rischio è quello di avere “un’altra stagione turistica debole” e una minore domanda all’export. ‘Una parte della storia dipende non da come l’Italia riesce a controllare il virus, ma da come lo fanno gli altri Paesi, i suoi partner commerciali. La ripresa nella produzione industriale, finora ha risentito più per gli ordinativi esteri che per quelli interni’, è l’osservazione.
Tenendo ben presente che ‘sulla base dell’attuale previsione, il Pil alla fine del 2021 sarà ancora del 4,8% più basso rispetto alla fine del 2019 e che le prospettive di crescita resteranno deboli per qualche tempo’, quello che farà il Governo, come userà il Recovery fund e come farà il budget 2021, sarà di importanza capitale.

‘L’Italia non può uscire da questa crisi come è uscita 10 anni fa dalla crisi finanziaria. Ha bisogno di una crescita sostenuta, di fare cambiamenti nel modo in cui il Governo investe e opera, per sostenere un settore privato più dinamico’, sottolinea Bulman. I soldi vanno spesi bene, come per l’eco-bonus, promosso a pieni voti: ‘Si tratta di una misura vincente sul breve termine, perché fa bene alle costruzioni e all’occupazione e nel lungo termine perché riduce l’inquinamento, il consumo di energia e le emissioni di anidride carbonica’.

La riforma delle pensioni che ha introdotto Quota 100 dovrebbe, invece, essere lasciata scadere l’anno prossimo: ‘la soluzione a questa crisi non è lasciare che le persone vadano in pensione prima del tempo. Non è certo così, tra l’altro, che si crea lavoro per i giovani. ‘Le migliori opportunità di occupazione per i giovani si creano assicurando che abbiano le competenze di cui hanno bisogno e un contesto regolamentare e un sistema di giustizia che sostengano gli investimenti. Quello che serve per evitare che i giovani più istruiti lascino il Paese o per far tornare quelli che sono già’ all’estero è sostenere il contesto di business. Fare in modo che il sistema della giustizia funzioni più rapidamente, migliorare l’accesso alla finanza sviluppando il venture capital, introdurre meccanismi di sostegno alle start-up, queste sono le cose che creano opportunità per i giovani’, conclude l’economista

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