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“Nessuno tocchi la sostenibilità. L’Italia non deve tornare indietro”. L’appello di Giovannini

“Il tema dell’allentamento della tensione sui temi legati alla sostenibilità esiste, lo vedremo nelle prossime settimane. Tuttavia, credo che molte imprese si stiano veramente chiedendo dove andare, perché la fragilità delle catene del valore internazionale, il cambiamento di stile dei consumi e anche, direi, la possibilità di fare un salto tecnologico nell’organizzazione del lavoro, danno a tutti l’indicazione di coniugare sicurezza, innovazione e sostenibilità”.

Lo sostiene Enrico Giovannini, economista e portavoce dell’Alleanza per lo sviluppo sostenibile e membro della task force di esperti voluta dal governo Conte e guidata da Vittorio Colao per gestire la fase 2.

Giovannini rivela la sua preoccupazione in una intervista al quotidiano online Eunews.

“Solo pochi mesi fa, la finanza già andava in questa direzione e non capisco perché ora dovrebbe cambiare indirizzo dopo una crisi che ha mostrato i limiti sociali e sanitari di un modello basato solo sull’efficienza. Anzi, la lezione che viene da questa crisi è: perché devo investire in una società, in un’impresa, che non punta sulla prevenzione, sulla protezione dei propri lavoratori?”

“Questo non vuol dire che non perderemo posti di lavoro in maniera massiccia o che non avremo povertà. Ma nel momento in cui, come ha detto anche von der Leyen, abbiamo l’occasione storica di investire soldi presi a debito sulla ricostruzione, sarebbe sciocco replicare i modelli del passato. Sarebbe anche ingiusto, perché questo debito lo dovranno ripagare i giovani, gli stessi che ci stanno chiedendo una politica molto più orientata alla sostenibilità”.

“Come Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile abbiamo adottato un modello di valutazione delle politiche basato sulla vulnerabilità e la resilienza. Classifichiamo le politiche che proteggono, che promuovono, prevengono e che preparano alla trasformazione. Dalle analisi dei primi due decreti (Cura Italia e Liquidità) alla luce di questo modello emerge che la gran parte sono misure di protezione. Aspettiamo il decreto rilancio per una valutazione anche di quest’ultimo. Attenzione però, misure di protezione come i provvedimenti di cassa integrazione o altro tipo di ammortizzatori, potrebbero diventare anche di trasformazione se le imprese investissero in formazione, scelta che servirebbe anche per abbandonare la pratica del lavoro nero. Pensare in termini di sviluppo sostenibile significa guardare alle interazioni e agli effetti delle misure le une sulle altre e se fermiamo a guardare solo l’aspetto finanziario commettiamo un errore. Non dobbiamo disinteressarci di come vengono attuate le politiche di protezione: questo fa la differenza tra assistenzialismo e trasformazione”.

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