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Nella PA bisogna dare priorità agli attuali occupati invece che rincorrere nuove assunzioni | L’analisi di Sabino Cassese

Sabino Cassese sul Corriere della Sera parla di pubblica amministrazione e merito: “Autorevoli esponenti di Governo – scrive l’editorialista – continuano ad annunciare cospicue assunzioni nel settore pubblico.

È questo il modo per rafforzare la capacità amministrativa del settore pubblico?

Sgombriamo il campo dall’illusione che le assunzioni vogliano dire più voti.

Coloro che nutrono questa speranza saranno presto disillusi. Si tratta di un pessimo calcolo.

Bisognerebbe, invece, cogliere la duplice occasione di un mercato del lavoro con minori tensioni e della disponibilità di risorse che derivano dal piano di ripresa e dalla denatalità, che diminuisce la richiesta di alcuni servizi pubblici, in particolare di quello scolastico, per una cura dimagrante che serva ad aumentare la produttività, ma specialmente le retribuzioni del pubblico impiego.

Le circostanze, quindi – sottolinea Cassese – sono favorevoli per cominciare ad uscire dal circolo vizioso del pubblico impiego, dove le assunzioni sono per lo più dettate non dalle esigenze funzionali degli uffici, ma dal bisogno di dare tranquillità al mercato del lavoro o di soddisfare il clientelismo politico, riproducendo così il modello «molti e malpagati», a cui Francesco Saverio Nitti aveva contrapposto quello «pochi e ben pagati».

Si tratta di «girare» i «risparmi» alle retribuzioni degli attuali occupati, per rendere attrattivo il pubblico impiego e migliorarne la qualità.

I nostri giovani vanno all’estero perché viene loro riconosciuto il merito, vengono assicurate retribuzioni migliori e prospettive di carriera, possibilità di formazione sul posto di lavoro, tutto quello che non si fa in Italia.

La scarsa efficienza del settore pubblico non dipende da carenza di personale, ma da molte altre cause, i troppi interessi pubblici in conflitto, un eccesso di controlli inutili, la struttura labirintica delle procedure, il personale non selezionato o selezionato male, e comunque non motivato, l’assenza di tecnici, le spesso improvvide iniziative delle procure, e persino l’«overstaffing» di alcune strutture, per cui non serve aumentare il numero degli addetti, che anzi complica la gestione pubblica, bisogna – conclude – retribuire meglio quelli che ci sono e dare loro incentivi che premino il merito”.

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