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Stefano Micossi (economista): «Vi spiego il difficile mestiere del banchiere centrale»

L’attuale condizione economica porterà i banchieri centrali a non avere una vita facile in questo periodo. Cosa sta complicando le cose in questo momento? A parlarne è l’economista Stefano Micossi.

«Vi sono pochi dubbi che – dopo anni di quieto vivere in cui l’unica scelta, non controversa, era quella di aumentare la moneta – ora la vita dei banchieri centrali si stia molto complicando. Alla Bce è richiesta una politica “credibile” per riportare al 2% il tasso d’inflazione (era salito al 12,6% in ottobre, in novembre è disceso al 10%, mentre l’inflazione “core”, senza beni energetici e alimentari, viaggia vicino al 6%)».

«Siccome prima si erano sbagliati della grossa sottostimando l’inflazione, ora possono sbagliare solo per eccesso di restrizione, come annunciato da Isabelle Schnabel a Jackson Hole. Sbagliare per difetto nella restrizione, ha detto, non è un’opzione. Intanto si vede un forte rallentamento dell’economia (ma non ancora di recessione, salvo forse in Germania). Il dato dell’inflazione di novembre, in discesa, fa ritenere a molti economisti che il picco sia passato, ma forse è ancora troppo presto per dichiarare vittoria», scrive sulle pagine del magazine online InPiù.net.

«Ora se ne esce Olivier Blanchard, un influente economista del Petersen Institute di Washington, con l’idea di non puntare più al 2%, come valore obbiettivo per l’inflazione, ma solo al 3. Se fossi la signora Lagarde – e per fortuna non lo sono – nella riunione del 15 dicembre del Consiglio direttivo menerei un altro colpo da 75 centesimi di punto sui tassi ufficiali senza tanti complimenti: perché qualunque cosa di meno verrebbe interpretata come un segno di cedimenti ai lassisti, mentre l’aumento proposto in realtà chiuderebbe solo in parte il divario ancora molto ampio tra l’inflazione e i tassi d’interesse ufficiali. I dati di gennaio daranno indicazioni più chiare, ma intanto sarà stato fatto un altro passo per ricostruire la credibilità della Bce, che non è al massimo».

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