Mauro Lusetti, presidente Conad, è intervenuto agli Stati Generali della Ripartenza organizzati dall’Osservatorio economico e sociale Riparte l’Italia il 29 e 30 novembre 2024 a Bologna.
Il presidente ha partecipato al panel “La tutela del lavoro tra comportamenti eticamente responsabili ed efficienza delle attività imprenditoriali” moderato dal giornalista di La7, Luca Telese.
Riportiamo di seguito il testo integrale del suo intervento.
“Rispetto all’anno scorso, se prendiamo come punto di osservazione l’inflazione, il 2024 è stato un anno dove l’inflazione si è fermata, non è calata perché a volte dal punto di vista comunicativo c’è questo grande equivoco, l’inflazione cala, no, l’inflazione si è fermata perché nel 2023-2022 abbiamo registrato dei tassi inflattivi superiori a due cifre e oggi ci siamo fermati ma non abbiamo recuperato quell’incremento che si è registrato nel 2022-2023.
Quindi è sicuramente una notizia positiva perché i prezzi non crescono però non calano e questo è un problema serio perché dal punto di vista della tenuta di questo Paese ci sono fasce importanti della popolazione che fanno comunque fatica. Oggi abbiamo tutti preso atto di uno sciopero generale che ha avuto una notevole partecipazione al di là e comunque noi la pensiamo quello è una parte del Paese che non sta bene e fare finta di niente e voltarsi dall’altra parte credo che sia sbagliato e questa è una prima considerazione.
Certo i salari sono aumentati ma non hanno recuperato totalmente il tasso inflattivo e quindi il potere acquisto di tante persone non si è adeguato all’incremento dei prezzi. La seconda considerazione è intelligenza artificiale, innovazione tecnologica, sostenibilità pongono al mondo delle imprese private o cooperative che siano un grandissimo tema. Noi tutti ci stiamo lamentando perché non troviamo persone o facciamo fatica a trovare persone.
Il dottor Mazzotta ci ha raccontato di un esempio importante e ci ha indicato una strada, una delle tante strade possibili da seguire per fare fronte a questo problema. Di fatto però c’è un grandissimo tema che noi che rappresentiamo una parte del mondo delle imprese dobbiamo affrontare che è tutto legato alla nostra capacità di modificare anche gli assetti organizzativi, la nostra capacità di rispondere ai bisogni che soprattutto le nuove generazioni pongono al mondo del lavoro. Ci sono generazioni, la mia per esempio, che ha trovato nel mondo del lavoro un motivo di realizzazione personale.
Oggi nelle giovani generazioni non c’è la ricerca di un’affermazione personale attraverso i percorsi del mondo del lavoro ma c’è un equilibrio tra privato e mondo del lavoro e tempo dedicato al lavoro che è profondamente diverso. Questo impone una serie di riflessioni a noi che a volte siamo troppo legati a modelli organizzativi dell’impresa vecchi, antichi che non colgono i bisogni. Quindi facciamo fatica a intercettare i giovani, facciamo fatica a intercettare quelle fasce della popolazione anche disponibili a mettersi in gioco perché in questo paese ci sono una quantità incredibile di neet, gente che non studia e non cerca lavoro, ci c’è una fascia grandissima di donne che non vengono valorizzate nei percorsi organizzativi perdendo una quantità incredibile, la metto dal punto di vista proprio produttivo, delle possibilità incredibili di crescita.
Vogliamo parlare di discriminazione di genere? Sì, nei fatti è così, perché nel momento in cui tu hai una serie di dati, di informazioni che ti dicono che magari in certi settori hai il 60% di personale femminile e guardi la direzione delle imprese, sono tutti uomini, anche noi qua siamo tutti uomini, quindi un pezzo dell’autocritica bisogna che ce la facciamo. Poi l’altra grandissima risorsa in cui io ho prestato molto le considerazioni che faceva il dottor Mazzotta che è il tema dei migranti, se noi continuiamo a vedere i migranti come un problema di ordine pubblico perdiamo una grandissima opportunità, ci vogliono politiche di inclusione, ci vogliono politiche di inserimento, ci vogliono le cose che oggi le singole imprese fanno ma che da sole non riescono ad affrontare nel complesso il problema.
Noi abbiamo le nostre academy, lavoriamo moltissimo con gli enti del terzo settore per costruire dei percorsi di inclusione, ma il grande assente in queste cose è lo Stato, sono le istituzioni e dal punto di vista della capacità di mettere in campo delle azioni forti in questa direzione ci rendiamo conto che abbiamo dei limiti se rimaniamo o se siamo lasciati soli.
Faccio un esempio per evidenziare anche determinate storture del nostro sistema. Noi nelle campagne abbiamo il grande fenomeno del caporalato, ma non solo nel mezzogiorno. Il tema del caporalato tocca un aspetto importante della produzione agricola di questo Paese.
Da una parte hai fenomeni di sfruttamento vergognosi come questi, dall’altra fai fatica nelle aziende più avanzate a trovare personale da inserire nella gestione anche dandogli in mano dei mezzi che costano centinaia di migliaia di euro, perché se non c’è la cabina condizionata oggi non trovi nessuno che metti sui trattori, esattamente come un altro fenomeno sul quale questo Paese farà i conti prestissimo. Abbiamo parlato di infrastrutture stradali come elemento fondamentale per lo sviluppo di questo Paese. Quelle infrastrutture autostradali, se non cambiano alcune modalità, fra qualche anno non saranno più percorse da camionisti.
Come? Da chi saranno percorsi? Non lo so, perché non ci saranno più i camionisti. Oggi abbiamo metà del personale che è viaggiante che è in età pensionabile e non riusciamo a trovare persone che si avviano ad affrontare questo mestiere, che è un mestiere durissimo, non sotto retribuito, perché si parlava di un ingegnere guadagni 1.500 euro al mese, queste sono persone che 3.000, 3.500, 3.800 euro al mese è lo stipendio in qualche misura di mercato per un camionista che fa un mestiere pesante. Non è un mestiere difficile, però nonostante questo c’è fatica, si fa fatica a trovare le sostituzioni.
Ora su questo versante io credo che ci siano veramente bisogno di mettere in gioco una serie di elementi. Chiudo con un’altra riflessione che io credo debba coinvolgere il mondo delle imprese e il mondo del sindacato. Negli ultimi 15 anni noi abbiamo assistito, soprattutto in alcuni comparti, la logistica è uno di questi, a una terziarizzazione selvaggia, la dico così, dove le imprese hanno radicalmente modificato il proprio assetto organizzativo, mette esternalizzando una serie di attività che hanno prodotto fenomeni distorsivi.
Le cosiddette false cooperative, gli appalti al massimo ribasso sono tutte realtà che hanno creato in questo Paese fenomeni particolarmente gravi. Dietro a queste questioni spesso c’è la criminalità organizzata, sicuramente c’è sempre la mancanza di rispetto dei diritti dei lavoratori e l’utilizzo di contratti, spesso e volentieri, pirata. Ora, detto questo, questa situazione ha comportato esplosione dal punto di vista sociale, sono innumerevoli negli ultimi anni gli episodi anche violenti nella gestione di alcuni conflitti sindacali e soprattutto la perdita di controllo e di governo del percorso e del processo produttivo.
Per fortuna, su questa vicenda qui, un po’ l’evoluzione legislativa, molto il tema della presa d’atto da parte del mondo delle imprese, di recuperare in maniera importante in questa direzione, ma si sta affermando un percorso e un processo inverso, dove tu per avere il controllo complessivo di quello che ti succede nella tua filiera organizzativa, nella tua linea produttiva, devi assolutamente riprendere un controllo e un governo che in questa maniera avevi perso.
Su questa vicenda si innescano e ti favoriscono sicuramente l’elevata informatizzazione e la capacità di utilizzare anche strumenti che non avevi nel recente passato, occorre una grande capacità anche da parte del sindacato di mettersi in qualche misura in gioco per individuare modelli organizzativi che consentano il recupero rapido di questa modalità, perché solo attraverso questa situazione che tu riesci ad affermare, principi dove i contratti di lavoro sono quelli sottoscritti dalle organizzazioni maggiormente rappresentative e dove i diritti dei lavoratori sono elementi imprescindibili e l’efficienza tu la devi fare attraverso il recupero di una capacità di modificare i tuoi assetti organizzativi che diversamente non potresti perseguire”.