Danilo Taino sul Corriere della Sera parla di Occidente e di guida smarrita: “All’Onu – scrive l’editorialista – gli Stati Uniti hanno rotto con Israele: Joe Biden non può più tollerare le morti di Gaza e sente la pressione dell’ala sinistra del partito democratico, che detesta Gerusalemme. Ci sono anche elezioni da vincere. La stessa Washington non manda all’Ucraina i 60 miliardi di dollari essenziali per la difesa di Kiev: i repubblicani sospinti da Donald Trump lo impediscono e il presidente non forza la situazione. C’è da pensare alle presidenziali di novembre. L’Unione europea non muove passi decisivi a favore degli ucraini aggrediti da Vladimir Putin e non lo farà almeno fino a dopo le elezioni del Parlamento europeo a giugno, se mai lo farà.
La democrazia è il sistema meno peggio tra quelli conosciuti e oggi, mentre è sotto attacco violento su più fronti, funziona così: introversa e impacciata, esita e decide a metà. Non è necessariamente il suo destino. «Non è tempo di barcollare», disse la prima ministra britannica Margaret Thatcher al presidente George Bush (padre) quando Saddam Hussein invase il Kuwait nel 1990. E le democrazie non vacillarono. È che la democrazia – sottolinea Taino – deve essere riempita di convinzioni, di politiche, di responsabilità, di fermezza morale. E di chiarezza di giudizio. Di leadership, soprattutto nei momenti più bui. Questo è ciò che oggi manca in Occidente.
L’invasione dell’Ucraina, il 24 febbraio 2022, ha aperto i cancelli che tenevano rinchiusi i peggiori e malvagi spiriti revisionisti nel mondo: da quel momento, dittatori, regimi autoritari, terroristi hanno realizzato che il caos generale provocato dall’aggressione russa era la loro opportunità per cambiare il corso della storia. Per affermare il loro potere e la loro visione del mondo. Alla lunga, le democrazie sono più forti delle dittature e dei terrorismi. Ma le leadership politiche non nascono dal nulla, dalla brillantezza di un uomo o di una donna. Nascono dall’idea che un Paese ha delle sfide e delle minacce da affrontare.
Quelle di adesso ce le ha chiarite nel marzo 2023, sulla porta del Cremlino, il numero uno cinese Xi Jinping, che così salutò l’amico Putin: «Proprio ora ci sono cambiamenti del tipo che non si sono visti per cento anni; e noi siamo coloro che assieme guidano questi cambiamenti». Ha ragione Xi? Sono lui, Putin e gli autocrati minori i leader della nuova era?”.