La progressiva perdita di capitale umano al Sud rischia di comprometterne le già difficili prospettive di crescita nel medio-lungo termine. Secondo i dati, infatti, nel 2022 la popolazione italiana si è ridotta di 824 mila unità rispetto al 2019, di cui il 60% concentrato nel Mezzogiorno (Molise, Calabria e Basilicata le Regioni con i maggiori cali percentuali); tra il 1996 e il 2019 la popolazione del Nord è cresciuta del 9,3%, quella del Sud si è ridotta del 2%.
L’Italia è sempre più spopolata
«Fra 50 anni in Italia, se non cambiano le dinamiche attuali, vivranno 47,6 milioni di persone, con una composizione sociale nella quale gli anziani, che già oggi sono il doppio dei giovani, saranno sempre di più. Questo ci dice la statistica, che fornisce a chi deve decidere gli strumenti per farlo». Lo ha detto Gian Carlo Blangiardo, presidente dell’Istat, intervenendo a Novara alla prima tappa di “Looking 4”, il percorso partecipativo promosso da Fondazione Cariplo per sottolineare il trentennale della propria attività. Blangiardo ha rapidamente ricostruito l’andamento demografico del nostro Paese negli ultimi decenni.
«Negli ultimi 70 anni» ha spiegato «l’Italia è cambiata: negli anni della ricostruzione e del miracolo economico c’erano tanti giovani. Poi la base della piramide demografica si è stretta sempre più». Una tendenza che, ha spiegato Blangiardo «si è alimentata negli anni del Covid, in cui» ha detto «abbiamo vissuto, oltre che un aumento delle morti, una diminuzione pesante delle nascite. Una tendenza che si è consolidata nel tempo. Nel primo trimestre del 2022 abbiano 10.000 nati in meno rispetto allo stesso periodo di due anni prima».
«La tendenza alla trasformazione della nostra società», ha spiegato il presidente dell’Istat «pone ai decisori politici, ma anche alle realtà comunitarie di base, la necessità di ripensare le politiche di welfare. È ovvio» ha aggiunto «che bisogna destinare attenzione e risorse alla cura e alla salute degli anziani che saranno sempre di più tenendo anche conto dell’indebolirsi della famiglia e della stessa struttura economica della società, perché un Paese che perde milioni di abitanti è certamente meno forte sul mercato».