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[Lo scenario] Ecco quali sono i nuovi requisiti per il mercato del lavoro

Quali sono i lavori più promettenti per il prossimo futuro? Per rispondere è sufficiente analizzare gli ambiti che le imprese dichiarano di voler sviluppare maggiormente nei prossimi anni: e a dominare la classifica ancora una volta sono le competenze digitali.

Lo evidenzia un white paper Epicode-Swg in cui al primo posto, indiscussa, regna la domanda di skills digitali tecniche, quelle applicate alla tecnologia (32%).

In seconda posizione comunicazione e marketing (22%) e al 21% troviamo anche l’ambito manageriale di controllo di gestione, le certificazioni e le attività digitali a supporto del business e del marketing.

Tra le competenze digitali spiccano la Cybersecurity (57%), la gestione dei sistemi Cloud (42%), l’implementazione dell’IoT (36%), il Web Development (35%) e il Machine Learning (34%).

Epicode, società edu-tech tra le più in crescita in Europa, e Swg, istituto che progetta e realizza ricerche di mercato, hanno realizzato il White Paper ”Digitalizzazione come sinonimo di competitività internazionale: sfide e opportunità del mercato del lavoro ICct”, un’analisi del mondo delle professioni digitali che evidenzia il permanere di un mismatch tra le skill richieste dalle aziende e quelle offerte dal mercato del lavoro, soprattutto nel settore del tech.

“Un documento realizzato partendo dalla consapevolezza che parlare oggi di digitalizzazione è quanto mai urgente: se da un lato – infatti – c’è grande fermento e ci sono realtà che manifestano il desiderio di emergere per poter affrontare le sfide del futuro sia sul territorio nazionale che internazionale, dall’altro c’è la necessità di mettere a disposizione di queste realtà un sistema che possa sostenerle e accompagnarle verso una transizione che riguarda l’intero tessuto socio-economico. In gioco c’è la competitività del Paese sullo scenario globale”, spiega una nota Epicode-Swg.

 Nonostante le rigidità del mercato del lavoro italiano in termini di turnover e ricambio generazionale, 8 imprese intervistate su 10 (78%) sono convinte che per i giovani stiano nascendo opportunità interessanti legate ai lavori emergenti. Consapevolezza condivisa dai ragazzi stessi: 7 su 10 concordano con questa visione (70%).

Nonostante questo, i problemi non mancano: uno degli elementi per cui il mercato del lavoro italiano è ancora troppo rigido – secondo le aziende italiane – è il mancato ricambio generazionale (74%).

Inoltre, secondo un’azienda su due (54%) non esiste una forte sinergia tra il mondo dell’istruzione e quello del lavoro.

Anche i giovani credono che il mancato ricambio generazionale (82%) e l’assenza sinergia istruzione-lavoro (69%) sono i principali ostacoli verso la loro affermazione professionale.

La poca efficacia del sistema educativo italiano è testimoniata anche dal fatto che molti giovani dichiarano di aver acquisito poche competenze professionali durante il percorso di studi.

Pensando alle soft skills utilizzate nel mondo del lavoro, infatti, il 18% dei giovani dichiara di averle apprese attraverso gli studi, il 50% attraverso l’attività lavorativa e il 32% in autonomia, seguendo i propri interessi.

Il discorso cambia poco se parliamo di hard skills: il 31% le ha apprese durante il percorso scolastico o universitario, addirittura il 55% durante l’attività lavorativa e il 14% in autonomia.

Il 28% dei giovani cerca nel lavoro la possibilità di continuare a imparare cose nuove nel corso del tempo.

Sono solo tre gli aspetti considerati più importanti dai ragazzi: il legame tra lavoro e passioni individuali (52%), l’equilibrio tra vita privata e vita professionale (35%) e la stabilità economica, collegata al posto fisso (31%).

Meno importante invece della possibilità di continuare ad apprendere cose nuove durante il corso della propria carriera, le prospettive di crescita (23%) e lo stipendio elevato (20%). Anche le aziende sono particolarmente sensibili al tema della formazione.

In questo caso lo studio si concentra sulla figura dei web developer: il 71% delle organizzazioni dichiara di essere pronto e disposto ad investire per migliorare e aggiornare le competenze dei Web Developer attualmente presenti in organico.

 Ivan Ranza, ceo di Epicode, ha commentato: ”Abbiamo fortemente voluto questo studio perché crediamo sia fondamentale continuare un lavoro di sensibilizzazione sui temi legati all’educazione digitale e alle opportunità che si apriranno nel mondo della tecnologia.

Dal documento, ad esempio, emerge che anche le lauree Stem, non riescono a formare figure pienamente in linea con le necessità delle aziende, per questo motivo, esperienze come quelle delle bootcamp school sono nate per aumentare l’offerta nelle professioni digitali, offrendo un’alternativa ai percorsi di istruzione terziaria.

Sarà necessario un aggiornamento dei modelli formativi della scuola tradizionale a vari livelli che ad oggi non fornisce strumenti e competenze adeguati per sostenere la scelta di una carriera nel settore Tech”. Alessandro Scalcon, Researcher di Swg, ha commentato:

”Il mercato del lavoro vive una fase epocale, di profondo riassestamento. La pandemia ha anticipato il futuro, accelerando i processi di digitalizzazione e ridisegnando i modelli di business attorno al fabbisogno di competenze tech: lo dicono i numeri.

Al tempo stesso numerose ricerche confermano la centralità di una nuova concezione del Lavoro – soprattutto tra i più giovani – più attenta al work-life balance, ai valori e alle passioni.

La sfida – più che mai urgente – dell’incontro domanda/offerta attorno alle competenze digitali trova proprio nei giovani dei preziosissimi alleati, affamati di tecnologia e più attratti dalle opportunità emergenti in ambito tech, sul piano della crescita professionale ma anche di quella personale.

Il mondo della formazione è chiamato ad uscire dagli schemi tradizionali accogliendo questa domanda crescente, a interesse delle aziende e, più in generale, delle future generazioni.

Abbiamo sposato con forte interesse il progetto Epicode perché si intreccia a tutti questi grandi temi: lavoro, digitale, giovani, formazione. Ci è sembrato fin da subito un imperdibile laboratorio di futuro”.

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