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[Lo scenario] Dopo l’inflazione ci attende la tassa di sacrificio. Allacciamo le cinture 

Secondo quanto sostenuto dall’economista Pietro Garibaldi, dopo l’inflazione ci attende una tassa di sacrificio. «La Befana ha portato una piccola buona notizia all’economia italiana. Dopo la frenata dell’inflazione in Francia Germania e Spagna, l’Istat ha comunicato che a dicembre i prezzi al consumo sono aumentati in Italia su base annua dell’11,6 per cento, contro 1’11,8 per cento registrato a novembre».

«L’inflazione è la più odiosa delle tasse, poiché colpisce i cittadini e l’economia in modo occulto e a molti di loro non concede alcuna possibilità di difendersi, come tristemente realizzano i lavoratori dipendenti quando vanno a fare la spesa. Alla luce degli ultimi dati, possiamo ora sperare che in Italia e in Europa sia iniziato un episodio di “disinflazione”, un periodo macroeconomico in cui l’inflazione si riduce e ritorna a livelli accettabili, che significa un aumento dei prezzi annui intorno al due percento. Guardando alla storia economica del dopo guerra, sappiamo bene cosa ci si debba aspettare durante un episodio di disinflazione».

Allacciamo le cinture

Sostanzialmente, imprese e cittadine devono «allacciare le cinture di sicurezze e accettare un periodo di turbolenza economica». La riduzione dell’inflazione è infatti statisticamente associata a un periodo di rallentamento dell’attività economica. In altre parole, la riduzione della corsa dei prezzi si accompagna a un periodo in cui il Prodotto interno lordo e l’occupazione risultano inferiori al livello che avrebbero avuto senza inflazione e disinflazione. Gli economisti chiamano questo rapporto il «tasso di sacrificio», ossia il rapporto tra la riduzione dell’inflazione e la contrazione di prodotto rispetto al suo livello potenziale, spiega l’economista dalle colonne del quotidiano La Stampa.

«Verso la fine del secolo scorso Laurence Ball ha studiato più di sessanta episodi di disinflazione tra i Paesi Ocse e ha stimato un valore medio del rapporto di sacrificio paria circa 1.5. Questo significa che ridurre l’inflazione dal 10 al 5 percento richiede una riduzione di Pil rispetto al suo livello potenziale di 7.5 punti percentuali. Nei tre episodi di disinflazione in Italia questo rapporto si avvicina a 2. Gli episodi di disinflazione italiana sono stati quelli del 1976-1979 e 1981-1987 a seguito delle crisi petrolifere e la disinflazione de11995-1998 che ci ha portato nell’euro».

«Oltre a chiedere ai cittadini di allacciare le cinture di sicurezza, cosa possono fare in concreto la Banca centrale europea – l’autorità europea responsabile del controllo dei prezzi – e il governo nazionale di Giorgia Meloni per ridurre il costo della disinflazione? Alle autorità monetarie europee dobbiamo chiedere di “fare presto” con l’aumento dei tassi di interesse. La storia economica insegna che il tasso di sacrificio è più elevato quando più lunga è la durata del suo episodio» conclude l’economista.

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