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[Lo scenario] La Cina rallenta l’economia e le imprese statali finiscono nella trappola del debito

Secondo quanto emerge da un nuovo rapporto di Standard and Poor’s Global Ratings, il rallentamento economico in corso in Cina sta contribuendo a incrementare il numero di aziende e di imprese statali (Soe) prese nella “trappola” di alto indebitamento e bassi guadagni. Uno scenario nel quale – come evidenzia un’altra analisi sempre di S&P – la politica zero-Covid della Cina finisce col rappresentare per le aziende una minaccia maggiore rispetto all’inflazione, rallentando i tempi della ripresa dal momento che il Paese cerca di bilanciare gli obiettivi di crescita con una rigida politica di gestione della pandemia.

Nel rapporto sull’indebitamento delle Soe sono analizzati i risultati di uno stress test di aumento dell’inflazione e degli spread di interesse su 6.363 società cinesi. Su tale campione risulta un debito complessivo di 1560 miliardi di dollari, ovvero più della metà del debito totale societario cinese di 2900 miliardi di dollari, che è il più consistente al mondo e pari quasi all’entità del debito pubblico degli Stati Uniti. Le Soe cinesi sono numericamente un terzo del campione, ma hanno sulle spalle il 76% del debito.

«Il rallentamento dell’economia cinese rende più difficoltose le operazioni, e molte Soe e altre società avranno difficoltà a liberarsi dai pesanti oneri debitori. Sarà molto complicato per le autorità risolvere l’eccesso di debito societario senza generare un caos economico», dichiara Terry Chan, ricercatore senior presso S&P, che aggiunge: «Anche se alcune società possono evitare la trappola debitoria mediante l’intervento governativo, vi saranno significative sofferenze e non sarà un fatto immediato».

«In base al nostro studio questo fenomeno non si limiterà al settore immobiliare: segnali allarmanti vi sono anche nel settore industriale, così come nei beni voluttuari e quelli di prima necessità. Il governo cinese potrebbe imporre un tetto al rapporto tra debito netto e capitale per le società di medie e grandi dimensioni, come ha già fatto per il settore immobiliare».

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