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[Lo scenario] Aziende, banche e debiti, serve una revisione delle regole. O per le imprese sarà una catastrofe

Le imprese hanno bisogno di un aiuto, «sarebbe necessario ampliare i margini di flessibilità». Lo chiede il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini. «Occorrono misure che facilitino la ristrutturazione dei debiti, l’allungamento dei piani di ammortamento. Non nuovo debito, ma misure di supporto che rendano sostenibile il debito esistente», afferma. «Se la Commissione europea, il Parlamento europeo e il Consiglio ritenessero che occorre una flessibilità del quadro regolamentare probabilmente sarebbe un elemento in più per spingere la decisione», nota anche Sabatini, oggi a Bruxelles per l’European Banking Summit.

«A inizio pandemia Eba aveva concesso di non procedere a immediata riclassifica delle posizioni oggetto di moratoria», ricorda. Oggi la situazione è diversa dalla crisi di liquidità del 2020, sottolinea il dg dell’Abi. «La manifattura subisce i maggiori impatti dei maggiori costi delle materie prime, dell’energia, dei trasporti, un forte aumento dei costi di produzione, con una forte contrazione dei margini» spiega. «Da questo deriva anche una maggiore difficoltà a sostenere il peso dei debiti, già in parte aumentati per i finanziamenti ricevuti durante la crisi pandemica».

«Cominciamo a vedere con preoccupazione il 2023, è necessario, urgente che a questo punto si adottino queste misure di flessibilità per evitare di trovarsi poi nel 2023 ad adottare misure troppo tardi», aggiunge Sabatini. «Bisogna ritrovare equilibro tra le necessarie misure che garantiscono la stabilità del sistema finanziario e il supporto all’economia, alla crescita e all’occupazione». Su Basilea 3, la riforma sui requisiti di capitale, liquidità e leva finanziaria per le banche, «stiamo seguendo l’iter con attenzione per evitare irrigidimenti rispetto alla proposta equilibrata della Commissione e supportare qualche miglioramento», nota poi Sabatini, ricordando tra l’altro che al Pe attualmente ci sono 1.200 emendamenti sul tema.

«Le ipotesi sui tempi di cui si sente parlare è di avere un confronto nel trilogo (l’iter congiunto tra Commissione, Parlamento e Consiglio previsto nel processo legislativo Ue, ndr) all’inizio del 2023, per arrivare al testo definitivo nel corso dell’anno. La data di implementazione rimane quella del 2025». Quanto al progetto di Unione bancaria, «è precondizione per aumentare la competitività dell’economia europea»: «Quello che noi diciamo è che si arrivi a una proposta di compromesso pratica» spiega: «risolviamo il problema della gestione delle crisi delle piccole banche».

«Occorre trovare un meccanismo efficiente che minimizzi i costi per le altre banche, per l’economia e i costi sociali della gestione della crisi. Se la liquidazione diventa un caso con probabilità minime o nulle allora diventa meno rilevante anche l’importanza di avere un sistema di garanzia dei depositi unico europeo (lo scoglio sul quale la riforma sembra arenata, ndr) e anche in quel caso si possono trovare soluzioni più leggere», abbandonando «quella connotazione ideologica di contrapposizione tra Paesi virtuosi e Paesi meno virtuosi».

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