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[Lo scenario] Auto elettriche, l’Italia dipenderà totalmente dalla Cina. La conferma del ministro 

“Dobbiamo imparare le lezioni: con un 40% di gas importato dalla Russia l’Europa rischia di essere messa in ginocchio, ma i materiali per fare le batterie per oltre il 70% vengono dalla Cina. E’ fuori discussione che dipenderemmo da un unico produttore che e’ la Cina. Se saremo totalmente dipendenti da paesi che producono litio e altri materiali e’ una riflessionie che dobbiamo fare senza ideologia”.

È netto il ministro alla transizione ecologica Roberto Cingolani. E le sue affermazioni faranno sicuramente discutere.

“Sul nucleare la decisione sta ai cittadini, ma sicuramente e’ il sistema che produce meno Co2, ultimo nella gerarchia dopo carbone, gas, rinnovabili” ha detto ancora il ministro in una lunga intervista televisiva al Tg2 Post.

“In Italia decideranno i cittadini se e quando ci sara’ una scelta da prendere pero’ in Europa su 27 Stati membri circa la meta’ ha centrali nucleari. Come ministro non esprimo giudizi, come cittadino ho le mie idee. La scienza non e’ opinione – ha proseguito – e i numeir dicono che a livello di gas serra il nucleare e’ piu’ vantaggioso per emissioni. Si puo’ aprire un discorso su quale nucleare: non farei quello dlele centrali francesi che producono molte scorie, guarderei a nuove tecnologie come quelle dei motori rompighiaccio. Il futuro andra’ verso la fusione nucleare: se guardo a fine secolo guardo a quelle tecnologie”.

Ed ha esposto anche gli interventi in campo sul tema siccità.

Per “mettere in sicurezza il sistema idrico italiano”, il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) stanzia “4,5 miliardi di euro, che andranno su tre direttive: potenziare le infrastrutture per le acque reflue, mettere in sicurezza gli acquedotti, sviluppare le infrastrutture irrigue”. 

“Sono tre anni che piove poco – ha spiegato il ministro -. C’è un problema che non governiamo, che probabilmente ha a che fare con il riscaldamento globale. E quando piove, piove male, fa solo danni e non riempie le falde. A questo sommiamo una situazione italiana che ha una serie di cose che non vanno. Gli invasi sono maltenuti e sono pochi, usiamo troppa acqua di superficie e usiamo poco le falde, dove ce n’è una buona metà, perché è difficile fare i pozzi. Abbiamo sistemi di irrigazione agricoli un po’ vecchi. Abbiamo tanti enti di gestione idrica, che è difficile coordinare”. La prima direttiiva del Pnrr per intervenire sul sistema idrico, ha spiegato il ministro, è di competenza del Ministero della Transizione ecologica: “dovrà potenziare le infrastrutture per le acque reflue. Noi sprechiamo un sacco di acqua perché la usiamo una volta sola. Invece l’acqua va purificata e riutilizzata”. 

La seconda direttiva, di competenza del Ministero delle Infrastrutture, stanzia “oltre 2 miliardi per fare tutte le opere di messa in sicurezza dei nostri 24.000 km di acquedotti, che perdono il 42% di acqua”. La terza direttiva prevede “circa 1 miliardo sulle infrastrutture irrigue nel settore agricolo, che è quello che soffre di più, ma che ha anche i più ampi margini di sviluppo per l’acqua”.

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