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[L’intervento] Il premier Draghi: «L’Italia spende solo 48 euro per la formazione del dipendente pubblico. Occorre rifondare la pubblica amministrazione»

Aprire una nuova stagione per la Pubblica amministrazione, riconoscendole il merito di rendere piu’ giusta l’intera societa’ ed elevandola a vero e proprio motore di sviluppo e catalizzatore della ripresa.

Con questo intento e’ stato firmato il ‘Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale’, un accordo tra il presidente del consiglio, Mario Draghi, il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, e i segretari generali di Cisl, Cgil e Uil, Luigi Sbarra, Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri che inaugura anche un nuovo capitolo del dialogo governo-parti sociali.

Il Patto poggia su sei capisaldi: semplificazione, investimento nel capitale umano, innovazione,
digitalizzazione, formazione, rinnovo dei contratti e stabilisce che coesione sociale e creazione di buona occupazione saranno i pilastri di ogni riforma e di ogni investimento pubblico previsti dal Pnrr.

Ecco di seguito l’intervento del Presidente Mario Draghi in occasione della cerimonia di firma del “Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale”.

Innanzitutto grazie a tutti voi. Nel corso delle consultazioni ho avuto modo di esprimervi quanto tenga a questo confronto e a questo dialogo. Oggi è la prima occasione formale di incontro dopo la formazione del governo e vi ringrazio molto.
Voglio ringraziare il ministro Brunetta, che ha preparato questo patto. Grazie ancora alle Confederazioni qui presenti.

Il buon funzionamento del settore pubblico è al centro del buon funzionamento della società. Se il primo funziona, funziona anche la seconda. In caso contrario, la società diventa più fragile, più ingiusta. Per questo bisogna considerare il ruolo centrale delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici.

Questo è ancor più vero con la pandemia, se pensiamo alla capacità e al sacrificio dei medici, degli infermieri, degli insegnanti, delle forze dell’ordine, del personale degli enti territoriali e statali nel fornire i servizi essenziali.
A fronte della centralità del settore pubblico, con riferimento alla situazione attuale, concludiamo che c’è veramente molto da fare.

Partiamo da due numeri: l’età media oggi dei dipendenti pubblici è di quasi 51 anni, mentre venti anni fa era di 43 anni e mezzo. Dal punto di vista demografico, quindi, per ragioni che trovano la loro radice in eventi anche lontani, c’è stato un progressivo indebolimento della struttura demografica della pubblica amministrazione.

C’è un secondo aspetto: la formazione.

Oggi si spendono ben 48 euro a persona per la formazione del settore pubblico: ho detto ‘ben’ ironicamente. E un solo giorno è destinato alla formazione del personale pubblico.

In questa situazione dobbiamo considerare due eventi.
Primo: la pandemia ci ha fatto riflettere su tanti aspetti del nostro modo di vivere, ma certamente ci ha rivelato la centralità del settore pubblico nel proteggere il nostro modo di vita. Nel proteggere la qualità della nostra vita. Il secondo è il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza.

Questi eventi richiedono nuove professionalità, investimenti in formazione e nuove forme di lavoro. Se pensiamo allo sviluppo del lavoro in smart working, vediamo come è cambiato il nostro modo di lavorare; nuove professionalità richiedono investimenti e nuove regole. Questo è il percorso che stiamo iniziando oggi. 

Il Patto è sicuramente un evento di grande importanza per il metodo, per il contenuto, per questa relazione di dialogo che c’è. 
Ma è, ricordiamocelo, il primo passo. Molto, se non quasi tutto, resta da fare.

Ed è con l’augurio che sapremo tener fede al contenuto di questo piano, alle aspettative e alle promesse di questo piano, che vi ringrazio di nuovo tutti, per oggi.

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