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L’inflazione scende piano: la BCE sarà cauta | Lo scenario

Domani riunione del direttivo Bce dopo il primo taglio dei tassi (0,25%) deciso a giugno.

A seguito della prima sforbiciata in otto anni, i tassi attualmente sono al 4,25%.

La riunione arriva dopo i dati sui prezzi al consumo nell’eurozona che hanno mostrato un aumento del 2,5% a giugno.

Anche se in calo dal 2,6% precedente, il dato è andato oltre le attese e soprattutto superiore target del 2% stabilito dalla Bce.

L’inflazione di fondo, che esclude i costi dell’energia e dei generi alimentari, ha registrato un aumento del 2,9% rispetto allo stesso periodo del 2023, lo stesso livello di maggio, ma superiore al tasso del 2,7% registrato ad aprile.

L’80% degli 85 analisti interpellati durante un sondaggio Reuters effettuato tra il 4 e l’11 luglio è convinto che non ci saranno novità dalla riunione di oggi.

D’altronde numerosi membri del consiglio dell’istituto hanno già indicato di voler attendere settembre prima di decidere su ulteriori tagli per valutare meglio i nuovi dati sull’inflazione.

Pochi spunti sono attesi dalla conferenza stampa della Presidente Christine Lagarde.

Sarà comunque importante conoscere l’analisi dell’attuale congiuntura alla luce dei dati che indicano una continua frenata dell’inflazione (ma maggiore vischiosità nel settore servizi) e al tempo stesso segnali di persistente debolezza dell’economia visto che a maggio c’è stato un calo dello 0,6% della produzione industriale.

Elemento interessante saranno le ‘dimensioni’ della decisione.

Ovvero quanti membri del consiglio si esprimeranno a favore di interventi anche nella riunione di domani, nonostante venga considerata solo interlocutoria tra un taglio ed un altro.

Tra gli analisti, approccio cauto previsto da Michael Field, strategist di Morningstar.

“L’ultima cosa che la Bce vorrebbe fare è dover alzare i tassi se l’inflazione di luglio dovesse salire.

Quindi la cura è quella di non prendere decisioni affrettate”, spiega l’esperto che aggiunge: “Dopo che l’istituto centrale ha abbassato i tassi proprio a giugno, un altro taglio questa settimana sarebbe precoce”.

Anche Ulrike Kastens, economista di Dws per l’Europa, non si aspetta tagli per domani né prevede alcun commento su potenziali mosse politiche a settembre.

“Non essendoci nuove proiezioni su crescita e inflazione, non dovrebbero esserci cambiamenti nella comunicazione: la presidente, Christine Lagarde, sottolineerà ancora una volta che il Consiglio agirà in funzione dei dati e che le decisioni verranno prese di riunione in riunione”.

Tuttavia il sondaggio Reuters mostra come l’80% di questi esperti si attenda due ulteriori tagli per quest’anno, a settembre e a dicembre, portandolo al 3,25%.

Secondo Konstantin Veit, executive vice president e gestore di Pimco, “la Bce preferisce decidere in occasione delle riunioni di previsione, ossia a settembre e dicembre, piuttosto che a luglio, ottobre o gennaio”.

“L’inflazione non è ancora al livello desiderato, ma credo che la BCE ritenga che un tasso di deposito superiore al 3% sia chiaramente restrittivo”, ha aggiunto Veit.

Quindi, anche se la banca dovesse abbassare i tassi due volte quest’anno, li considererebbe ancora sufficientemente restrittivi nell’attuale contesto inflazionistico.

Anche Kastens prevede tagli di 0,25 punti percentuali ciascuno a settembre e dicembre: “I dati moderati sui salari nel secondo trimestre del 2024 dovrebbero consentire un ulteriore taglio dei tassi a settembre”.

Attenzione, però, alle mosse decise dall’altra parte dell’Atlantico: “la Bce può tagliare i tassi indipendentemente dalla Fed, ma il punto è che l’inflazione è altamente correlata a livello globale: se si scopre che Powell non può tagliare perché l’inflazione si dimostra più vischiosa del previsto, è improbabile che la Bce non abbia problemi di inflazione”, avvisa Veit.

Il consenso degli analisti si attende che alla fine dell’anno i tassi di rifinanziamento e di deposito principali si attesteranno rispettivamente al 3,75% e al 3,25%, ma gli esperti non si aspettano che questa sia la fine del ciclo di riduzione dei tassi.

Attualmente, il mercato prevede un tasso terminale del 2,5%, che implica che altri tre tagli di 0,25 punti percentuali potrebbero essere all’orizzonte nel 2025.

Tuttavia, la Bce ha comunicato di vedere il tasso neutrale e terminale al 2%.

“Al momento il mercato sta valutando un tasso terminale del 2,5% e la domanda è se questo sia realistico o meno”, spiega Veit.

“Penso che il 2,5% sia ben al di sopra della maggior parte delle stime per il tasso neutrale, che la Bce vede intorno al 2%.

Lo leggiamo come se il mercato si aspettasse che l’inflazione sia più persistente del previsto, prezzando quindi un tasso di interesse più alto”.

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