“L’Europa funziona. La decisione di ieri della Bce mostra in via di superamento la crisi inflazionistica che – per colpa della Russia – ha per parecchi mesi decurtato il nostro potere d’acquisto”. Lo scrive Stefano Lepri sulla Stampa sottolineando come “stiamo riuscendo a uscirne senza pagare un prezzo troppo alto e soprattutto senza tornare ad accrescere gli scompensi interni dell’area euro. A differenza che nella crisi debitoria all’inizio del passato decennio, dentro la nostra unione monetaria non si sono create tensioni fra Paesi forti e Paesi deboli.
L’euro, a 20 Paesi membri adesso, è solidissimo; nel giro di un paio d’anni al più, dovrebbe accoglierne un ventunesimo, la Bulgaria. La costruzione europea, proseguendola, può rafforzarsi ancora. I salari intaccati dal maggior costo della vita sono sulla via di un lento recupero. Le imprese, che pagano ancora piuttosto caro il credito, dovranno aver pazienza per i successivi ribassi, dato che l’inflazione non è stata ancora sconfitta del tutto; possono però tirare un sospiro di sollievo perché – a differenza di casi simili nel passato – non sono state costrette a ridurre l’attività licenziando.
Per fermare i prezzi che si erano messi a correre, una medicina sgradevole come l’aumento del costo del denaro era necessaria. Chi all’inizio aveva cercato di farne a meno, come la Turchia, ha ora una inflazione galoppante, al 75% annuo. La Bce si è mossa con cautela (perfino tardi, secondo alcuni: luglio ’22, 5 mesi dopo l’invasione dell’Ucraina) ma sembra aver scelto le dosi appropriate. La discesa dei tassi sarà lenta, perché appare ora lento il ritorno verso l’inflazione «giusta», il 2% all’anno: ora la Bce lo prevede per la fine, e non più la metà, del 2025.
Frattanto, nelle stanze del grattacielo di Francoforte ci si confronterà su quale possa essere il punto di arrivo. Il percorso futuro dipenderà da molte cose, comprese le elezioni europee in questo fine settimana. Se – conclude – nel nuovo Parlamento matureranno coraggiose decisioni per il futuro del nostro continente – di ogni tipo, da spese militari a un più determinato impegno per investimenti di trasformazione ecologica – la previsione di un maggior ricorso ai mercati finanziari frenerebbe il calo dei tassi”.