Sovente ci interroghiamo sul nostro lavoro futuro.
Se saremo avvantaggiati o svantaggiati dallo sviluppo tecnologico.
Ma non dobbiamo disperare; noi siamo i padroni delle nostre sorti.
Poggiano sulla nostra lungimiranza, sul nostro genio, sul nostro desiderio di scoprire nuove frontiere entusiasmanti.
L’uomo al tempo stesso artefice e vittima delle incessanti trasformazioni tecnologiche, che influenzano profondamente economia, società e cultura.
La rivoluzione industriale nel Regno Unito del XVIII secolo è stata la prima volta nella storia in cui il lavoro manuale è stato rimpiazzato dall’automazione delle macchine, segnando il passaggio da una società agricola a una basata sull’industria.
Da allora, altre tre rivoluzioni industriali si sono susseguite.
La seconda, a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, ha introdotto innovazioni come l’elettricità, il motore a combustione e l’industria chimica.
La terza, negli anni ’50 e ’60 del Novecento, coincide con la “Grande Accelerazione”, un’epoca in cui le tecnologie digitali, come il computer e Internet, hanno sostituito quelle analogiche.
Infine, la quarta rivoluzione, che stiamo vivendo, rappresenta un’evoluzione della rivoluzione digitale e si caratterizza per l’avvento di tecnologie avanzate come il cloud computing, l’intelligenza artificiale e l’Internet delle Cose, trasformando radicalmente i processi produttivi e avendo profonde conseguenze economiche e sociali.
Questa quarta rivoluzione ha portato con sé una trasformazione rapida e dirompente nel mercato del lavoro, ridefinendo settori, ruoli e la stessa natura del lavoro.
In particolare, l’intelligenza artificiale continua ad automatizzare compiti ripetitivi e standardizzati, migliorando l’efficienza operativa e sostituendo varie figure professionali nei settori della produzione, della logistica e dei servizi.
Si prevede che nei prossimi anni scompariranno ruoli come impiegati, analisti gestionali, operatori di telemarketing, assistenti statistici, cassieri, segretari legali e assistenti amministrativi.
Allo stesso tempo, l’intelligenza artificiale crea nuovi ruoli che richiedono competenze specifiche nei campi della scienza, della tecnologia e dell’ingegneria.
Tra i profili più richiesti e remunerativi, troviamo il data scientist, l’ingegnere dei dati e il tecnico addetto alla supervisione degli algoritmi, già presenti nelle grandi aziende.
Esistono inoltre lavori che resteranno poco influenzati dall’intelligenza artificiale, in particolare quelli che richiedono una forte interazione sociale, come operatori sanitari, assistenti sanitari domiciliari, insegnanti, consulenti scolastici e orientatori.
Altre professioni, come i lavapiatti, gli addetti alla manutenzione stradale, i falegnami e i lavoratori del settore tessile, saranno solo marginalmente toccate dall’automazione.
Questi cambiamenti potrebbero aumentare il divario tra domanda e offerta di lavoro, ma una formazione accessibile, diversificata e continua, fornita da aziende, enti di formazione e università, rappresenta una risorsa sempre più preziosa.
Le tecnologie innovative, come l’intelligenza artificiale, possono offrire un ulteriore supporto a questa necessaria evoluzione formativa.
Ma occorrerà bruciare le tappe come italiani; siamo rimasti indietro a causa dell’education non all’altezza dei tempi che ha già accumulato ritardi che dovremo molto velocemente risalire.