Il vicepresidente della Banca centrale europea, Luis de Guindos ha rilasciato un’intervista a Europa Press spiegando le ragioni per le quali l’istituto centrale non ha ridotto i tassi di interesse.
“Abbiamo deciso di mantenere i tassi di interesse invariati perché a settembre avremo maggiori informazioni, e soprattutto nuove proiezioni macroeconomiche, che ci permetteranno di rivalutare meglio la posizione di politica monetaria.
Dal punto di vista dei dati, settembre è un mese molto più conveniente per prendere decisioni rispetto a luglio”, spiegava De Guindos.
“L’attuale livello di incertezza è enorme, quindi dobbiamo essere prudenti quando prendiamo decisioni, ha spiegato il banchiere, aggiungendo che “quando diciamo che vogliamo avere più fiducia, intendiamo più fiducia che alla fine del 2025 l’inflazione sarà pari alla nostra definizione di stabilità dei prezzi, ovvero un tasso di inflazione del 2% nel medio termine.
Questa è la domanda chiave”.
In effetti le preoccupazioni geopolitiche sono tornate al centro dell’attenzione.
Nel corso dell’anno quasi metà della popolazione mondiale è andata alle urne e i risultati finora ottenuti confermano il cambiamento di umore: Taiwan ha eletto un presidente detestato a Pechino, in Francia gli elettori si sono spostati a destra e in Gran Bretagna si è insediata la più ampia maggioranza di sinistra da una generazione a questa parte.
Ma è negli Usa che le tensioni hanno impattato di più.
In soli otto giorni, la campagna elettorale statunitense ha creato due grandi onde d’urto: prima il favorito Donald Trump è stato vittima di un attentato e il presidente Joe Biden si è ritirato a meno di quattro mesi dal giorno delle elezioni.
Anche l’impatto sui mercati non è mancato: in caso di vittoria di Trump la paura dell’inflazione è cresciuta e le restrizioni o interruzioni nelle vendite di semiconduttori, in particolare per Taiwan, hanno fatto crollare i titoli dei chip e quelli delle sette grandi aziende mondiali che dominano sulla frontiera della tecnologia.
Inoltre l’oro, considerato una copertura dall’inflazione e un beneficiario della domanda delle banche centrali in un clima di sfiducia, ha raggiunto un massimo storico di oltre 2.450 dollari l’oncia nei giorni successivi all’attentato contro l’ex Presidente Usa.
Trump ha anche lasciato intendere che la protezione miliare Usa per Taiwan non va data per scontata e più di 100 miliardi di dollari sono stati cancellati dal valore di mercato della Taiwan Semiconductor Manufacturing, mentre la valuta di Taiwan è crollata al livello più basso degli ultimi otto anni, dopo che gli investitori stranieri sono fuggiti dall’isola.
David Bianco, responsabile degli investimenti per le Americhe di DWS, ne ha concluso che “le tensioni resteranno elevate e che le conseguenze politiche saranno destinate a durare per tutto il decennio”.
E sul piano economico ha lasciato intendere che a guadagnarci saranno soprattutto i titoli azionari del settore energetico e della difesa e le materie prime, tra cui rame e uranio.
Spostando i radar geopolitici sull’Europa, gli analisti registrano che le azioni francesi hanno perso di più di quelle del resto del continente, dopo lo spostamento a destra alle europee e che il debito francese ha mostrato un netto arretramento rispetto a quello della Germania, per il timore che un governo diviso possa diventare più euroscettico e far crescere l’indebitamento del bilancio.
Tuttavia Matt Sherwood, strategist degli investimenti multi-asset di Perpetual a Sydney, rileva che la “geopolitica non è mai il fulcro dei mercati finanziari, che in particolare per il mercato azionario sono sempre incentrati sui tassi di interesse e sulla crescita degli utili”.
“Tuttavia la geopolitica – rimarca – è uno di quei problemi che, se innescati, possono trasformarsi in un grande evento di coda sinistro”.
“E quindi – ha aggiunto – ciò di cui un investitore avrebbe bisogno è una strategia di diversificazione a basso costo, che fornisca protezione al ribasso e potenziale al rialzo”.
Anche la Cina mostra segnali di affaticamento “Per trent’anni, gli investitori hanno beneficiato della più grande era di globalizzazione e stabilità geopolitica che il mondo abbia mai visto”, ha affermato Michael Rosen, responsabile degli investimenti di Angeles Investments a Santa Monica.
“E ora è iniziata una nuova era più rischiosa”.