Schiaffo ai partiti, durezza verso la sua stessa maggioranza, svolta. E nuova agenda per un anno di governo senza tentennamenti. Sono queste le parole chiave dei principali commentatori e osservatori della politica italiana all’indomani della prima conferenza stampa del presidente del Consiglio Mario Draghi dopo le drammatiche settimane del voto per il Quirinale.
Draghi può fermare il declino
“Solo con la forza di un mandato limitato e ben perimetrato, libero da ogni sospetto di tatticismi, Draghi può provare a piegare la resistenza di un sistema dei partiti che sta condannando il paese al declino irreversibile. Ha pochi mesi per fare quello che il governo non è riuscito a fare nel 2021, raddrizzare la rotta e mettere in sicurezza il paese con misure strutturali: basta stati di emergenza, ristori, spesa corrente evitabile o sprechi come il superbonus edilizio” chiosa Stefano Feltri sul Domani.
Draghi alza la voce
“Quando dice «lo escludo», Mario Draghi alza la voce. Come per farsi ascoltare bene, come se servisse anche il tono a far capire ai partiti che con il presidente del Consiglio hanno chiuso” ragiona Marcello Sorgi vice direttore de La Stampa e attento notista politico. “Non si metterà a disposizione di nessun tipo di progetto, qualsiasi sia la geometria politica che voglia rappresentare. Non sarà il federatore del nuovo centro, non sarà l’uomo cui una qualsiasi maggioranza dopo le elezioni potrà rivolgersi per chiedergli di riprendere la guida. «Chiuso!», lo dice perentorio. Chi ha parlato con il presidente del Consiglio traduce che il senso è esattamente questo: «Finisco il lavoro e me ne vado». Il che rende ogni scelta, ogni azione, più libera da qualsiasi condizionamento. Anche solo percepito”.
L’agenda Draghi
“Dopo la rielezione di Sergio Mattarella al Quirinale, è partita di fatto la campagna elettorale – scrive Claudio Tito su Repubblica- Ma il tutto sta avvenendo intorno ad un perno che ha di nuovo lo stesso nome e cognome: Mario Draghi. Stavolta però il suo ruolo (più che il suo governo) e la sua funzione futura (al di là delle sue intenzioni) si stanno rivelando il punto nevralgico se non l’ossessione della maggioranza e dell’opposizione. Un parafulmine e una giustificazione, una scusa e un alibi. Che insieme si stanno rivelando il paradosso della politica italiana. Una situazione che rischia di provocare un corto circuito. E di far sprofondare il dibattito nella irrealtà. Il problema è che, in questo inizio di anno, il confronto appare slegato dal contesto internazionale in cui l’Italia — nolente o volente — è costretta ad agire. Se non se ne tiene conto, è letteralmente impossibile risolvere o tentare di risolvere i problemi degli italiani. La propaganda e la demagogia di chi spera di ottenere consensi rivolgendosi direttamente alla “gente” assecondandone gli istinti e non i bisogni, è una mera fabbrica di inefficacia e non di buona politica. La lezione degli ultimi due anni, per molti dei partiti anche della coalizione governativa, sembra già dimenticata. L’Italia è un Paese che purtroppo continua ad avere un fardello pesantissimo di questioni irrisolte, di ritardi annosi, di esigenze basilari insoddisfatte. Ma si tratta di ostacoli superabili solo e soltanto con una agenda realistica da concordare con l’Unione europea. Al di fuori di quel perimetro si staglia solo il baratro dell’irresponsabilità e dell’incompetenza. Il presidente del Consiglio ieri ha richiamato l’esistenza di quel perimetro. L’attuazione del Pnrr, i costi dell’energia, i rischi dell’inflazione non sono parole vuote. Rappresentano strumenti e difficoltà reali. Occasioni da mettere a disposizione degli italiani per risolvere i loro problemi. È l’agenda-Draghi per il 2022”.
Le parole del premier
Ma leggiamole le parole del premier di ieri.
Il Presidente del Consiglio, Mario DRAGHI, e’ categorico ed “esclude” un rimpasto di Governo e un suo impegno in politica, neppure “come federatore di un’area di centro”.
DRAGHI ringrazia ironicamente coloro che “con sollecitudine straordinaria” si adoperano per trovare ruoli futuri per il premier, ma – rassicura DRAGHI – “io, se lo decidessi, un lavoro me lo trovo anche da solo”.