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[L’analisi] La metà degli italiani non dichiara redditi. E il 13 per cento dei contribuenti paga il 60 per cento dell’Irpef

Il totale dei redditi prodotti nel 2020 e dichiarati nel 2021 ai fini Irpef è ammontato a 865,074 miliardi, per un gettito Irpef generato di 164,36 miliardi (147,38 per l’irpef ordinaria; 11,99 per l’addizionale regionale e 4,99 per l’addizionale comunale), in calo del 4,75% rispetto all’anno precedente.

Diminuiscono anche i dichiaranti (41.180.529) e i contribuenti/versanti, vale a dire coloro che versano almeno 1 euro di Irpef, che scendono a quota 30.327.388, valore più basso registrato dal 2008.

Cala, infine, la percentuale di contribuenti che sopporta la gran parte del carico fiscale: mentre quasi la metà degli italiani (il 49,15%) addirittura non dichiara redditi, tra i versanti è l’esiguo 12,99% dei contribuenti con redditi dai 35mila euro in su a corrispondere da solo il 59,95% dell’imposta sui redditi delle persone fisiche.

È quello che emerge dall’ultimo Osservatorio Itinerari Previdenziali presentato questa mattina al Cnel, nel corso di un convegno promosso in collaborazione con Cida.

“Siamo ormai di fronte a paradossi inaccettabili. I nostri dati descrivono una società in cui le retribuzioni non crescono e sempre meno lavoratori sostengono il peso crescente della pressione fiscale.

Il fatto che i lavoratori con redditi superiori a 35 mila euro lordi siano appena il 13% apre a un’unica alternativa: o stiamo scivolando verso un impoverimento generale non adeguato a una potenza industriale oppure in questo Paese c’è un sommerso enorme.

Di fatto, stiamo continuando a favorire gli evasori”, commenta Stefano Cuzzilla Presidente Cida.

“Il risultato è il danno per chi onestamente continua a contribuire al welfare e alla solidità dei conti pubblici e che, negli ultimi decenni, è stato costantemente penalizzato da blocchi della perequazione, rivalutazioni parziali e contributi di solidarietà, perdendo potere d’acquisto.

E dopo il danno, c’è anche la beffa per chi, dalla manovra, vedrà tagliato in modo lineare l’adeguamento dell’assegno pensionistico e poi non potrà accedere, dato il tetto previsto, a quota 103 che è finanziata proprio da quei tagli.

Insomma, non solo chi dà di più continua a pagare per gli altri – conclude Cuzzilla -, ma si continuano a proporre soluzioni “ponte” che non risolvono le gravi contraddizioni del sistema del fisco”.

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