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[L’analisi] Caos Quirinale, le Camere votano a vuoto. E lo sgambetto di Berlusconi a Draghi porta solo a Mattarella

Il giorno dopo l’annuncio di Silvio Berlusconi di ritirarsi dalla corsa come Presidente della Repubblica, i principali commentatori politici ragionano sulle conseguenze, soffermandosi sulle spaccature nel centrodestra che la nota del Cavaliere ha prodotto specie nel passaggio in cui – di fatto – tenta di sbarrare la strada al trasferimento del premier Draghi al Colle, inchiodandolo ai suoi impegni governativi.

“Molti si aspettavano infatti che la rinuncia berlusconiana andasse di pari passo con l’investitura del presidente del Consiglio: una mossa attesa con particolare ansia dal centrosinistra, o almeno da una parte di esso, perché avrebbe confermato un senso di inevitabilità intorno all’ex presidente della Bce, sollevando tutti dal peso di una decisione difficile” ragiona dalle colonne di Repubblica Stefano Folli.

“Viceversa, come abbiamo visto, le cose sono andate diversamente. La spiegazione ufficiale è che Draghi deve restare a Palazzo Chigi a completare il lavoro. E l’argomento, non c’è dubbio, è solido, ma forse la verità non è tutta qui. Esistono fattori caratteriali e psicologici non meno decisivi. L’uomo che per un quarto di secolo ha condizionato il dibattito pubblico non ha voluto sgombrare la strada davanti a un’altra forte personalità destinata a prendere il suo posto al centro di quel che resta della scena politica. Forse, se i due si fossero parlati, avrebbero risolto l’equivoco. Ma è evidente che Draghi non ha mai avuto intenzione di esporsi chiedendo il voto di Berlusconi”.

Camere che votano a vuoto

“Per cui ora la matassa – prosegue Folli – si è aggrovigliata ed è arduo immaginare che possa essere sbrogliata nei prossimi giorni. Il nome del premier finisce quindi sullo sfondo, in attesa che il centrodestra avanzi subito, come è stato promesso, una candidatura in grado di unire e non dividere. Vedremo. La soluzione Draghi potrebbe ripresentarsi alla fine di uno scontro senza vincitori e vinti, ossia dopo numerosi scrutini falliti”. 

Macerie 

“In quel caso – sottolinea Folli – saremmo di fronte alle macerie del sistema politico, con l’esigenza di affidarsi a un salvatore. È uno scenario che nessuno si augura. Poiché per fortuna non siamo a quel punto, occorre guardare a domani, anzi ai prossimi tre giorni. In primo luogo va considerata la reazione del Pd alla svolta del centrodestra. Enrico Letta (con l’appoggio di Renzi) aveva appena proposto un “patto di legislatura”. In teoria il tassello può combinarsi con il passo annunciato da Berlusconi. Ma solo in teoria: è inverosimile che a sinistra accettino di buon grado un nome di centrodestra che farebbe dell’alleanza FI-Lega-FdI la vincitrice della partita. Si cercherà invece una figura istituzionale che sia credibile come sintesi dell’unità del paese. Non sarà semplice. O meglio, in condizioni normali quella figura ci sarebbe: Sergio Mattarella per un secondo mandato, come si è deciso in Germania con Steinmeier. Sarebbe la migliore garanzia della stabilità. Poiché non viviamo in condizioni normali, occorrerà verificare anche altre ipotesi. Ben sapendo che il tempo è scarso e i rischi che incombono sul governo e la legislatura crescono”.

Si torna a Mattarella

Che si torni a Mattarella ne è convinto anche Marcello Sorgi, editorialista politico e vice direttore de La Stampa. 

“Da Palermo, dove si è ritirato per il week-end in attesa di conoscere gli sviluppi della scelta del suo successore, Mattarella avrà accolto con qualche timore la conclusione del vertice del centrodestra, oltre che della prima, fin qui inutile, settimana di trattative tra i partiti sul Quirinale. Perché da ieri sera, con la rinuncia di Berlusconi alla candidatura al Colle e il “no” all’eventuale spostamento di Draghi da Palazzo Chigi, il bis del Capo dello Stato ha ripreso corpo, anche se la contrarietà del Presidente rispetto a quest’ipotesi è chiarissima, ed è stata ribadita l’ultima volta solo due giorni fa”.

“Se lo stallo dovesse prolungarsi oltre la terza votazione, prevista per mercoledì, prima di avventurarsi in un muro contro muro che potrebbe sfociare in una fumata nera accompagnata dalla distruzione della maggioranza di unità nazionale che sorregge il governo, il congelamento di Mattarella e Draghi ciascuno al proprio posto potrebbe ridiventare uno sbocco possibile, in grado di far riprendere, sia pure con difficoltà, all’Italia il percorso impegnativo che l’attende nel 2022”

Coalizioni implose

“Una dopo l’altra le due coalizioni di centrosinistra e centrodestra sono implose – chiosa Sorgi – la prima non essendo in grado di avanzare una proposta comune di Pd e 5 stelle, la seconda avendo liquidato la candidatura del Fondatore. E da domani le Camere votano a vuoto”. 

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