C’è chi crede nel riuso creativo, come Cristian Sutti: una delle sue Military bag ha ispirato lo scultore contemporaneo più affascinante dei nostri tempi, Bruno Catalano. Ha sfilato alla Milano Fashion Week con Antonio Marras, sono borsoni appartenuti alla storia, ora diventano equipaggiamenti per i picnic in campagna, in progettazione anche la versione «porta riviste e giornali».
La particolarità dei progetti «2010 Limited edition» è quella di interessarsi – e farci rendere conto – delle caratteristiche dei materiali impiegati. «Infatti – dice – si comprende immediatamente come una volta gli oggetti venissero fatti per durare nel tempo senza avere una “scadenza” preassegnata alimentando il fenomeno del consumismo. Così tele di borse di almeno 50 anni, tavoli in legno di fine ‘800, totalmente integri…».
Cristian è un architetto e industrial designer che attiva una inedita filiera di artigiani, conosce il grande valore italiano e delle «persone che hanno passato una vita a seguire i propri padri, nel lavorare manualmente i materiali», lo preoccupa che in molti casi non si veda un continuum di quelle attività.
Lo cito in visita alla sede di Confartigianato a Monza, quando il segretario generale mi nomina un loro studio con The European House Ambrosetti sulla continuità generazionale.
Senza la quale segue «una perdita di capitale umano e capacità, di un valore inestimabile».
Enrico Brambilla mi dice: «Il tema del passaggio generazionale è estremamente importante per le piccole imprese, sotto diversi profili. C’è anzitutto la necessità di salvaguardare la continuità aziendale a fronte di possibili contrasti all’interno dei nuclei famigliari che spesso minano la guida nel momento in cui viene meno la figura carismatica del fondatore. A ciò si aggiunge, specie nelle attività artigianali, la difficoltà nel trasferire e tramandare conoscenze e competenze di mestiere. Noi consigliamo di anticipare per tempo questi inevitabili passaggi e ci proponiamo di accompagnarli con assistenza dedicata, affrontando i molteplici aspetti: normativi, organizzativi ed anche mentali».
Con 2010l.e. abbiamo a che fare con una falegnameria piemontese che ha 100 anni di storia. Cristian ci porta dove il pavimento del laboratorio è costantemente coperto da trucioli e segatura, «il padre, ancora in attività è affiancato dai giovani figli, questi, quasi sicuramente, daranno un prosieguo all’arte di lavorare il legno, coadiuvati da tecnologie che all’epoca del nonno e del papà non esistevano». «Perché il grosso quesito e cruccio è pensare al cambio generazionale».
Un’altra realtà con cui si interfaccia sono i fabbri, come Mario. «Il nostro partner, da sempre, nella bergamasca ha un’azienda che realizza opere incredibilmente maestose. Così vedendoci portare i nostri piccoli progetti ci accoglie con un sorriso enorme ed esclama: “Architetto, per fortuna che c’è lei che mi fa divertire”. La scelta e l’uso dei materiali è importante: siamo andati a Santa Croce sull’Arno a cercare una conceria per poter realizzare le finiture adatte agli originali in cuoio cartonato».