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[Lo scenario] La stampa estera ha paura del voto per il Quirinale. “Stabilità a rischio”

La parola chiave è “stabilità”

Sotto la lente d’ingrandimento dei corrispondenti stranieri in Italia, la corsa al Quirinale si snoda tra prospettive di “garanzia” per l’Europa e timori di una crisi politica dopo la conta in aula. E dai Paesi rigoristi all’asse mediterraneo, tutti gli occhi sono puntati sul futuro del premier Mario Draghi. “La Germania teme le conseguenze per un’Italia senza più Draghi al governo. C’è il timore di elezioni anticipate che blocchino il Paese per mesi, tra crisi di governo e campagna elettorale, non spendendo bene i fondi del Pnrr”, spiega Christian Wermke, corrispondente a Roma del quotidiano economico tedesco Handelsblatt.

In ogni caso, sottolinea, “per Berlino è importante che non ci sia un premier populista e anti-europeista”. L’ipotesi preferita in Germania, secondo il reporter, è “che Mattarella resti al Quirinale per almeno un anno e Draghi finisca la legislatura, garantendo così la stabilità. O, se Draghi dovesse andare al Quirinale, un nuovo premier con la stessa maggioranza, come Marta Cartabia”. Mentre quella di Silvio Berlusconi, aggiunge, “non viene vista come una figura adatta al ruolo di capo dello Stato”. “Queste elezioni sono molto importanti per tutta l’Ue.

Elezioni strategiche

L’Italia ha più di 200 miliardi di euro da spendere con il Next Generation e il presidente della Repubblica è fondamentale come garante”, dice Maarten van Aalderen, corrispondente del quotidiano olandese De Telegraaf. “Senza fare naturalmente alcun endorsement pubblico, l’attuale governo olandese europeista vede in Draghi una garanzia sul lungo periodo, e la pensava così anche l’ex ministro delle Finanze, Wopke Hoekstra, che era invece considerato un falco”, spiega van Aalderen. Grande attenzione, sottolinea, ha riscosso anche la possibile candidatura di Berlusconi: “Se su Draghi mi hanno chiesto mezza pagina, per lui non ne è bastata una: l’ipotesi che diventi capo dello Stato viene guardata non senza stupore”.

“C’è da sperare che Draghi non diventi un’occasione persa per l’Italia per calcoli politici puramente personali di alcuni grandi elettori in un momento così delicato per il futuro”, afferma Valérie Segond, corrispondente di Le Figaro. “È anche preoccupante che i leader dei maggiori partiti non siano in grado di convincere le loro truppe dell’opportunità per l’Italia di eleggere Draghi per sette anni. Tutto questo rivela la grande debolezza dei partiti: poiché sono deboli, hanno paura di un uomo di grande statura e influenza in Europa, ma proprio per questa debolezza penso che abbiano un gran bisogno di lui”.

“L’Italia sta vivendo un bel momento di protagonismo in Europa, anche grazie al ruolo di Draghi come primo ministro. Sull’elezione del presidente della Repubblica c’è grande interesse proprio perché viene vista come una partita doppia con Palazzo Chigi”, commenta Anna Buj, corrispondente del giornale spagnolo La Vanguardia. “Draghi potrebbe finire al Quirinale, dove avrebbe un orizzonte più lungo per accompagnare le riforme, ma con un patto dell’attuale maggioranza per andare avanti fino a fine legislatura. In ogni caso – spiega la reporter – in Spagna c’è grande attenzione, perché lui è ancora visto come l’uomo che ha salvato l’euro, e Berlusconi resta il personaggio più mediatico”. 

Momento d’oro 

Il premier Mario Draghi al Quirinale potrebbe “estendere un momento d’oro della politica italiana” inaugurato con il suo arrivo che “ha stabilizzato la politica, fatto passare di moda il populismo e rassicurato i mercati”. Ma dietro l’angolo c’è il rischio che senza la guida dell’ex presidente della Bce si torni “all’instabilità” tutta italiana e alcuni parlamentari temono un “caos politico” che “potrebbe far perdere all’Italia la migliore opportunità da generazioni”.

E’ l’analisi del New York Times che dedica un lungo articolo al premier “in corsa per essere il prossimo presidente, un ruolo potente ma spesso cerimoniale che potrebbe togliergli le mani dalle leve del potere e dai negoziati a livello europeo”. Draghi, scrive il corrispondente da Roma, “ha trasformato una nazione il cui caos politico ha spesso suscitato derisione in un Paese leader sulla scena europea e ha infuso negli italiani un rinnovato senso di orgoglio”. Ora però lo scenario potrebbe cambiare.

“Se Draghi dovesse diventare presidente, affermano i suoi sostenitori, i partiti potrebbero spianare la strada a un nuovo governo tecnocratico – si legge nell’articolo – o unire nuovamente le forze in un altro governo di unità nazionale che potrebbe durare fino a nuove elezioni nel 2023. La solida influenza di Draghi come presidente, è la speranza di alcuni, potrebbe estendere un momento d’oro della politica italiana insolitamente unificata. Ma l’incertezza sul futuro di Draghi ha già scatenato macchinazioni e ambizioni politiche represse, spingendo l’Italia indietro verso un pericoloso, seppur familiare, precipizio di instabilità”.

“I parlamentari e molti italiani – prosegue il Nyt – temono un pasticcio che potrebbe portare a un’amministrazione decisamente meno efficace o addirittura alle elezioni anticipate, cosa che quasi nessuno vuole. Il caos politico potrebbe far perdere all’Italia la migliore opportunità da generazioni per riforme di più ampia portata e modernizzazione, e mettere a repentaglio miliardi di fondi di ripresa europei”.

Uno scenario che secondo i sostenitori di Draghi potrebbe essere scongiurato dalla presenza di “una figura della sua statura, e con i suoi rapporti con i leader stranieri e l’attenzione dei media, che potrebbero rendere la sua presidenza più robusta. Sebbene sia una posizione spesso cerimoniale, il ruolo ha anche enormi poteri, specialmente nelle crisi politiche, consentendo al presidente di selezionare i primi ministri e il governo, negare mandati a coalizioni deboli e sciogliere il Parlamento”.

Ma, conclude il New York Times, “mentre alcuni si preoccupano di sminuire il suo potenziale successore essenzialmente incoronando re Draghi, altri sono più preoccupati di rimuoverlo dalle leve del potere e dai negoziati a livello europeo nel momento in cui ci sono così tanti soldi sul tavolo”.

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