“Adesso che la guerra fredda con l’Occidente è ormai diventata calda, come ha dichiarato il portavoce del Cremlino, appare doveroso chiedersi a che punto è la notte russo-ucraina”.
Così Marco Imarisio sul Corriere della Sera facendo riferimento alle ipotesi di trattative avanzate da Kiev subordinate però alla riconquista di una parte dei territori persi durante il primo mese dell’invasione russa: “Lo sanno tutti – sottolinea l’editorialista – che la cruna dell’ago da cui occorre passare per iniziare un negoziato è quella.
Così come è noto che proprio le strade verso la Crimea, da sempre luogo del desiderio e del destino russo, espropriato all’Ucraina nel 2014 senza che vi fossero reazioni adeguate da parte della comunità internazionale alla gravità di quell’atto, saranno il luogo dove si deciderà l’esito della guerra.
Questo è un tempo di semina, non di raccolto” aggiunge Imarisio a proposito della visita di Macron e Von der Leyen in Cina.
“Il crinale sul quale si muove è molto sottile, ed è stato tracciato in tempi non sospetti proprio da Macron: la Russia va battuta, non umiliata.
Non sarebbe una resa, ma un atto di realismo. Perché la pace si fa in due.
Il Cremlino continua a fare muro, in ossequio al comune sentire imperialista distillato negli anni in dosi massicce al proprio popolo.
Ma lo stesso Putin ha cominciato ad ammettere problemi e difficoltà nei territori occupati dell’Ucraina.
Anche qui, meglio non farsi illusioni.
Nei prossimi anni la Russia continuerà a essere guidata da Putin, al massimo da un suo succedaneo più agguerrito. Lo stato delle cose è questo.
Cominciare a ragionare sulla Crimea, come potrebbe fare l’Ucraina, toglie almeno ogni alibi alla Russia che ha sempre sostenuto l’indisponibilità alla trattativa da parte del governo di Kiev.
Offrire garanzie alla Cina perché faccia valere il suo peso quando sarà il momento, è un atto di buona volontà e di buon senso da parte dell’Europa, che in questo frangente ha finalmente l’occasione per recitare una parte importante.
Poi – conclude – bisognerà parlare con Mosca”.