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Il Sud può diventare una macro regione del sapere. Con un’alleanza strategica tra università e imprese

Si chiama “U-Match” ed è una strategia di politica industriale – disegnata da SVIMEZ e Fondazione Transita – che punta a riconfigurare e rendere produttivo nel Mezzogiorno del Paese il rapporto tra Università, le Grandi aziende capo-filiere e PMI territoriali.

L’intento è attrarre investimenti della grande industria che opera sui mercati internazionali e trasferire, insieme con l’Università, opportunità ai giovani studenti e a quelle PMI che ambiscono ad allargare i propri orizzonti di mercato.  Un modello capace, da un lato, di favorire l’interazione tra grandi e piccole università del Sud, così da formare e valorizzare al meglio il capitale umano e, dall’altro, di accrescere la capacità attrattiva delle comunità e migliorare il sistema industriale dei diversi territori.

Per riuscirvi l’Università deve però accettare la sfida di riconfigurare la propria missione per svolgere – in armonia con il contesto produttivo dei territori in cui opera e con cui interagisce  – anche un ruolo di attrattore, ovvero di anello di congiunzione tra conoscenze, competenze e imprese.

E di farlo mettendosi in rete per condividere esperienze e buone pratiche, così da garantire un’offerta formativa adeguata. In modo particolare devono allearsi con quelle imprese (champion) che operano nei mercati internazionali, cioè con quelle realtà aziendali vincenti che guidano filiere produttive complesse, che vivono nei “flussi” e contribuiscono a determinarli. 

Questo significa che – nel rispetto della complementarietà tra specializzazioni e vocazioni dei territori – la rete delle Università deve rimodulare la propria missione strategica per: 

  • disegnare, adeguare e somministrare una parte della loro offerta formativa insieme con le imprese “champion”.  L’obiettivo è di generare competenze di frontiera e come tali funzionali e immediatamente spendibili dal motivato capitale umano di cui dispongono le comunità;
  • promuovere progetti di ricerca finalizzata e trasferimento tecnologico, in armonia con i piani industriali e le tecnologie di riferimento delle imprese “champion”.

Questo modello non trascura, ma, al contrario, esalta anche il tessuto delle PMI che operano sul territorio. Proprio grazie a questo nuova funzione di “hub attrattivo” svolto dall’università, infatti, le PMI potranno godere della forte relazione tra conoscenze, competenze e grande impresa così da:

  • usufruire di competenze altamente specializzate prodotte dalle università ed in linea con le tecnologie e i piani di sviluppo delle grandi imprese
  • proporsi all’impresa champion per entrare nella sua catena di fornitura e/o nel suo sistema di “open Innovation”
  • entrare in contatto con startup e spin-off da incubare
  • beneficiare delle opportunità di trasferimento tecnologico
  • beneficiare delle competenze della rete delle università, per finalizzare i propri progetti di ricerca in un contesto più ampio.

In questa direzione – cioè sviluppando, incentivando e rendendo complementari le specializzazioni dei diversi Atenei – è possibile fare del Mezzogiorno una vera e propria “macro regione del sapere”.

Perché i tempi sono maturi per sperimentare nuovi modelli di partenariato tra le università e così rendere attrattivi luoghi e regioni che non possono più pagare una quota tanto elevata in termini di emigrazione intellettuale. E’ questa una via con cui, oggi, molte università del Sud possono rilegittimare la propria funzione nei territori e infondere, ai giovani che li abitano, quella speranza di futuro e di orgoglio di appartenenza alla loro comunità. E di questo capitale sociale il Sud, oggi più che mai, ne ha un bisogno vitale. 

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