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Grazie al G7 l’Ai metterà l’Italia sulla via della crescita | L’intervento di Stefano da Empoli, presidente I-Com Istituto per la Competitività

Le prossime settimane rappresenteranno uno spartiacque per definire il ruolo dell’Italia rispetto alla partita decisiva dell’intelligenza artificiale (AI).

A metà marzo si terrà tra Verona e Trento la ministeriale del G7 presieduta dal nostro Paese dedicata al tema della digitalizzazione dell’industria e all’AI, preceduta dalla presentazione al mondo dell’economia e della ricerca della nuova strategia italiana nel settore.

Sul fronte internazionale, il G7 a guida giapponese dello scorso anno ha visto un grande lavoro verso la definizione di principi comuni per una governance dell’AI.

In tale contesto è stato istituito il Processo di Hiroshima sull’AI che ha definito 11 principi guida e un codice di condotta rivolti a sviluppatori, distributori e utilizzatori di sistemi di AI avanzati.

Il G7 non è l’unico consesso internazionale nel quale si sta discutendo di governance dell’AI.

Uno studio in via di pubblicazione dell’Istituto per la Competitività (I-Com), svolto in collaborazione con Microsoft, ha mappato altre sei fora dedicati, dall’AI Advisory Board dell’Onu all’Ocse, dall’AI Safety Summit promosso dal Regno Unito alla Banca Mondiale, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità al Consiglio d’Europa.

Ma il G7 ha due caratteristiche che lo contraddistinguono e che possono permettergli su questo fronte di acquisire un ruolo tutt’altro che trascurabile.

In primo luogo, la struttura snella e al tempo stesso rappresentativa dei Paesi, a partire dagli Usa, che ospitano molti dei player principali, favorisce la possibilità di lanciare iniziative che puntino sul dialogo e sulla collaborazione pubblico-privato ai massimi livelli.

Visto che la premier Giorgia Meloni ha annunciato un progetto riguardante gli impatti dell’AI sul mercato del lavoro, perché non immaginare un’academy che fornisca corsi gratuiti nelle lingue dei Paesi del G7 con la collaborazione dei centri di ricerca più importanti e delle principali aziende tecnologiche?

Inoltre, il G7 riunisce Paesi democratici.

Dato che sui large language models forme di censura governativa sono dietro l’angolo, sia sui dati di input che servono ad addestrare i modelli sia sugli output prodotti, sottolineare l’importanza di un’AI aperta (e allo stesso tempo sicura) potrebbe esercitare la giusta pressione su altri consessi partecipati da Paesi con sistemi politici autoritari o addirittura dittatoriali.

Ma anche la partita interna, rappresentata dalla strategia nazionale, è decisiva perché l’Italia non rimanga indietro nella competizione globale.

In un sistema economico dominato dalle pmi la prima necessità dovrebbe essere quella di orientare le imprese più piccole a investire consapevolmente in nuove tecnologie, in base alle proprie esigenze.

Andrebbero dunque previste e rese strutturali, accanto ad altri interventi, iniziative come un voucher per l’acquisto di servizi di consulenza per l’innovazione da soggetti accreditati, a partire da un audit 4.

0 basato su un benchmarking dello stato delle tecnologie in uso rispetto ai migliori competitor del proprio settore e un piano concreto per scalare il proprio livello tecnologico.

In una strategia AI integrata anche il settore pubblico ha un importante ruolo da svolgere.

Come spiega lo studio I-Com, l’impiego dell’AI può agevolare da un lato il raggiungimento degli obiettivi principali della pubblica amministrazione, ossia rendere i servizi al cittadino e alle imprese più efficienti.

Ma anche stimolare il comparto privato, attraverso forme di procurement innovativo, a proporre soluzioni che siano successivamente scalabili a livello nazionale o internazionale, anche grazie alle sandbox regolamentari previste dall’AI Act.

Pure in questo caso puntando sul partenariato pubblico-privato per superare l’inerzia della pubblica amministrazione e andare oltre il nanismo del sistema produttivo per condurre l’Italia su un nuovo sentiero di crescita.

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