“Per uscire d questa crisi, per garantirci un futuro, la parola chiave è innovare. E la casa deve essere una delle priorità”.
Ne è convinto l’architetto Massimiliano Fuksas, che agli Stati Generali nell’incontro di Villa Pamphilj ha chiesto a Conte e ai tanti ministri che erano con lui, da Franceschini a Gualtieri, Speranza, Patuanelli, Azzolina, “un Piano Marshall per la casa”.
In pratica, spiega l’architetto, serve una ristrutturazione a tutto campo del patrimonio italiano per adeguarlo alle esigenze del vivere attuali, con abitazioni dotate di kit sanitari per la prima assistenza, condomini che prevedano anche spazi comuni trasformabili e adattabili per diversi usi, che possano essere utili per lo smart working come per l’assistenza sanitaria nel caso di epidemie come è stato per il Covid.
Un piano ambizioso, ammette l’architetto della Nuvola, che ha bisogno di imponenti mezzi, di studio, progettazione e soprattutto, dice, “di interdisciplinarietà”, che oggi è “l’elemento fondamentale e irrinunciabile per una vera innovazione”.
Al premier e ai ministri, racconta Fuksas, “ho spiegato il progetto sulla casa post Covid al quale sto lavorando da tempo e che ho condiviso qualche settimana fa in una lettera al presidente della Repubblica Mattarella”.
E l’impressione, sottolinea, è stata quella di un premier e di un governo “molto disponibili all’ascolto”.
“Ero un pochino prevenuto – ammette – però mi sono ricreduto: l’incontro con noi rappresentanti della cultura, architetti, registi, attori, scrittori, è durato due ore più del previsto. E non è stato una passerella. Noi abbiamo parlato, uno alla volta, ognuno con le sue idee i suoi progetti, gli appelli a fare presto. Loro hanno ascoltato. Si è discusso, argomentato. Devo dirlo: sono rimasto colpito dalla sobrietà di questa amministrazione”.
Certo il momento è particolarmente delicato e difficile, ribadisce l’architetto romano, “bisogna vedere cosa succederà, adesso c’è un po’ un clima di sospensione. Le preoccupazioni sono tante. Però io ho sentito una gran voglia di impegnarsi , di cambiare strada. Non so se ci rivedremo, è probabile. Ma sì, da Villa Pamphilj sono uscito con una speranza”.
“Il patrimonio immobiliare italiano è invecchiato e inadeguato – sottolinea – lo era già nel 2011, già allora il 57 per cento delle case italiane era considerato vecchio”.