Al convegno di Unioncamere è intervenuto il ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto. «I vincoli esterni del Pnrr dovrebbero diventare un metodo di lavoro per tutte le infrastrutture e per tutti i fondi per aiutarci a portare a casa i progetti e a utilizzare al meglio le risorse». E così sarà per gli investimenti legati ai Fondi della Coesione.

«Nella definizione del Fondo di Sviluppo e Corsione con un decreto-legge (Dl Sud ndr.) in via di conversione nelle prossime ore al Senato, abbiamo definito un metodo di lavoro differente da quanto fatto in precedenza che si basa su due elementi» ha spiegato Fitto. «Il primo è quello di aver evitato l’uso delle risorse del FSC per spese diverse da quelle degli investimenti».

Non si potranno più usare i fondi del Fsc per spesa corrente, ma solo per gli investimenti. «Al tempo stesso» ha proseguito «all’interno del decreto legge abbiamo previsto un meccanismo relativo agli accordi di coesione» invertendo il meccanismo nel rapporto del Governo Centrale con le Regioni, ma anche fra le Amministrazioni Centrali, e i principali Stake Holders (es Ferrovie ed Anas, ma anche aziende private).

Con l’approvazione del decreto Sud, la quota delle risorse alla singola Regione non sarà più assegnata subito per intero «salvo poi vedere cosa accade dopo anni», ma al contrario «L’assegnazione della quota alla singola Regione resta intatta» ma nelle casse dello Stato, «La Regione sottoscrive con il Governo un accordo di coesione attivo per legge, propone gli interventi vincolati agli investimenti, il governo sottoscrive questa intesa (ne sono già state sottoscritte già due con Liguria e Marche ndr) che vengono accompagnate da un cronoprogramma temporale e finanziario» spiega ancora Fitto. «In mancanza del rispetto del cronoprogramma possono essere anche attivati i poteri sostitutivi dell’Amministrazione Centrale» ha concluso Fitto.