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Fabrizio Curcio (Capo Protezione Civile): «È difficile che alla fine della pandemia torneremo a una sanità centralizzata»

Da sei settimane, Fabrizio Curcio è di nuovo a capo della Protezione Civile e, in un’intervista a Repubblica, confessa: «da sei settimane mi sveglio e mi addormento con il chiodo fisso, scacciare questa cosa dall’Italia», il coronavirus.

«Da quattordici anni sono un uomo di Protezione civile, ho girato l’Italia in lungo e in largo e ho capito che ogni Provincia è unica – dice riferendosi all’intenzione del governatore della Campania De Luca di vaccinare per categorie e alla presa di posizione delle isole – ha una sua economia, una sua sofferenza, un suo bisogno. Non credo che quando riavremo le bocce ferme, la fine della pandemia, torneremo a una sanità centralizzata, uno Stato che fa tutto».

«Dobbiamo invertire la prospettiva. Non c’è uno Stato centrale e poi De Luca. C’è uno Stato fatto dal governo romano e dalle Regioni, dalle province e dalle microautonomie. Sono loro a conoscere il territorio – continua – noi abbiamo l’onere di tenere un filo comune, usare un linguaggio valido per tutti».

«Quando vado nei territori, i presidenti mi parlano, non ringhiano. E da qui, via Ulpiano a Roma, provo a far dialogare la Protezione civile regionale con la sanità regionale. Cerchiamo le soluzioni migliori e alla fine, certo, vanno rispettate da tutti».

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