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Ecco la strategia di Netanyahu | L’analisi di Nathalie Tocci

Nathalie Tocci sulla Stampa prova ad analizzare la strategia di Netanyahu: “La minaccia di una guerra regionale in Medio Oriente – scrive l’editorialista – sembrava affievolita. L’uccisione di tre membri delle Guardie rivoluzionarie nel consolato iraniano a Damasco da parte di Israele, nel primo attacco che colpisce direttamente una sede ufficiale della Repubblica islamica, fa invece riaffacciare lo spettro di una deflagrazione regionale.

Dall’indomani del 7 ottobre ad oggi il governo di Benjamin Netanyahu, tanto a Gaza quanto nel resto della regione, persegue imperterrito la via dell’escalation. Il calcolo è doppio: strategico e politico. Strategicamente, Israele vuole evitare che la guerra si assesti sia a Gaza sia nella regione sullo status quo ante. Vuole, insomma, capitalizzare sulla catastrofe del 7 ottobre per eliminare, o quantomeno indebolire, la minaccia posta sia da Hamas a Gaza sia dalle milizie filo-iraniane a partire da Hezbollah, al confine con in Libano.

Questo – sottolinea Tocci – può avvenire in due modi. Anzitutto, se Israele continua ad attaccare Libano e Siria, ristabilendo la propria capacità di deterrenza, mentre le milizie e soprattutto l’Iran non reagiscono o lo fanno in modo contenuto; insomma, ciò che è accaduto sinora. Oppure, può avvenire se Teheran decide di reagire direttamente, provocata da un attacco israeliano come quello al consolato iraniano a Damasco.

Questo trascinerebbe gli Usa (e chissà, forse anche noi europei) in uno scontro regionale, dalla parte di Israele. In sintesi, strategicamente, l’escalation conviene al governo israeliano a prescindere dall’esito. Politicamente, il governo Netanyahu è sempre più alle strette. È nei guai internamente alla luce delle divisioni tra i membri dell’esecutivo riguardo alla questione spinosa del servizio militare degli ebrei ultraortodossi. È altrettanto nei guai con l’opinione pubblica che, pur sostenendo massicciamente l’invasione di Gaza, è fortemente critica del primo ministro. Ed è nei guai internazionalmente.

Siamo ancora lontani dal vedere Usa e Europa voltargli le spalle, a cominciare dalla sospensione degli aiuti militari a Israele; ma – conclude – prima o poi questo potrebbe accadere e ciò obbligherebbe Israele a cambiare rotta”.

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