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Ecco che cosa accadrà dopo l’inflazione | Lo scenario di Sergio De Nardis

“Che cosa avverrà dopo l’attuale episodio inflazionistico? Riemergeranno le tendenze alla prolungata (secolare) stagnazione della domanda aggregata, solo temporaneamente interrotte dalle ultime vicende, come ritengono alcuni osservatori (World Economic Outlook del Fmi e O. Blanchard) o quella pluridecennale situazione è da considerarsi ormai alle spalle, sicché si tornerà a un più normale funzionamento delle economie (L. Summers)?”.

Ne ragiona l’economista Sergio De Nardis.

“Nessuno realmente oggi può dirlo: ci sono forze che spingono verso l’uno e l’altro esito. Ad esempio, invecchiamento e allungamento delle aspettative di vita, con la necessità di risparmiare ampie quote di reddito in vista di una più lunga inattività, continueranno a essere un potente fattore di abbassamento dei tassi (naturali) di interesse, coinvolgendo sempre più anche importanti economie emergenti. All’opposto, la trasformazione verde rappresenterà una spinta agli investimenti, sostenendo la domanda di fondi liquidi e il livello dei tassi. Gli effetti della frammentazione geopolitica, altro macro-trend, non sembrano univoci, potendo ampliare o restringere lo squilibrio tra risparmi e investimenti” spiega dalle colonne del magazine digitale Inpiù.net.

“Il punto centrale è che si tratta di 2 regimi (stagnazione e normalità) molto diversi, con divaricate implicazioni di policy. Data l’incertezza, non si dovrebbe dunque avere un’unica architettura delle politiche macroeconomiche, ma un disegno condizionato alla contingenza che si realizzerà. Questa considerazione investe la riforma della governance europea entrata nella fase finale. Se gli stagnazionisti avessero ragione, si tornerà a una situazione di impotenza della politica monetaria, con la necessità di attivismo fiscale. Ciò è stato capito nell’Ue con ritardo, solo sotto la spinta dell’emergenza degli ultimi anni (sospensione regole e NgEu)”.

“La proposta della Commissione europea, pur attenta alle esigenze della crescita più di ipotesi alternative (non paper tedesco), non tiene, nella sua articolazione, nel giusto conto la condizionalità alla “contingenza stagnazione”, cioè una situazione anomala, ma per nulla infrequente. Aspetto invece presente, non a caso, nelle riflessioni sul tema della Bce che ha toccato con mano, per anni, le sue difficoltà. La politica fiscale necessaria (e possibile) in stagnazione può risultare diversa da quella dei tempi normali (contraddistinti dagli alti e bassi del ciclo) più di quanto potrebbe essere consentito dai margini offerti dalla proposta della Commissione. È una questione rilevante, non adeguatamente considerata nella discussione” conclude.

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