Danilo Taino sul Corriere della Sera parla della crisi del motore franco-tedesco: “Ok – scrive l’editorialista – in Europa la destra è in marcia, i popolari crescono, la sinistra quasi tiene, i liberali vacillano. Probabilmente, però, non sono queste le novità maggiori delle recenti elezioni europee, quelle utili per individuare ciò che cambierà la dinamica politica a Bruxelles e buona parte delle relazioni tra Paesi. Il fatto più rilevante, che darà il segno alla legislatura Ue dei prossimi cinque anni, è il blocco del motore franco-tedesco. Di quel motore che per decenni ha fatto avanzare l’Unione, solidissimo durante la Guerra Fredda e comunque indispensabile anche dopo la caduta del Muro di Berlino.
Il motore Parigi-Berlino in panne lascia l’Europa continentale senza un baricentro e senza una guida: ultimamente, il ruolo delle due capitali non è stato granché ma ora anche la parvenza viene meno. Macron – osserva Taino – è da sette anni sulla scena internazionale e sin dall’inizio ha cercato un ruolo da protagonista. Rivelando almeno due debolezze formidabili. La prima è che il suo approccio alle vicende nazionali e soprattutto europee, divide. La seconda debolezza del presidente francese è che si è mostrato piuttosto flip-flop: un giorno sostiene una cosa, un altro giorno una diversa, spesso contraria.
Nei decenni scorsi, si è sempre detto che la Germania aveva sull’Europa «un’egemonia riluttante»: destinata a guidare la Ue in quanto centrale in politica, in economia, in geografia ma timorosa nel ricordo della catastrofe dell’ultima volta che l’egemonia l’aveva cercata. Questo timore non ha più ragione di essere: la centralità geografica rimane ma in politica e in economia il Paese è in confusione. La crisi di leadership è seria e riguarda l’intera Ue. Il mondo sottosopra e il potente attacco ai Paesi democratici da parte delle autocrazie stanno mettendo in tensione quello che da tempo si dice essere il vaso di coccio Europa.
Buona parte dei suoi cittadini sembra non accorgersene, sonnambula nel crepuscolo del tramonto, e il confronto sugli organigrammi dei vertici di Bruxelles non ispira. Una leadership, un sistema di governance politico, nuovi equilibri – conclude – non si improvvisano ma sono urgenti”.