La strategia di Eni per ora prevede rigassificatori «solo al Nord», dunque, Ravenna, Piombino. «Ma può essere ampliata con l’idea di farli anche al Sud», superando tuttavia «i colli di bottiglia» esistenti nel Meridione per centrare l’obiettivo, o si rischia di non esprimere «un grande potenziale».
«L’hub è fatto prima di tutto di gas da portare in Italia e in 2-2,5 anni riusciremo ad avere quello necessario ai consumi. Ma la sicurezza energetica è fatta anche di infrastrutture. Abbiamo pipeline e rigassificatori potenziali ma che arriveranno». Lo dice il numero 1 di Eni Claudio Descalzi, rispondendo alle domande incalzanti dei cronisti ad Algeri, a margine della visita ai giardini intitolati a Enrico Mattei.
«Nel momento in cui anche la dorsale adriatica e quindi la rete di pipeline che viene dal Sud saranno ampliati» riflette Descalzi «perché ora tra Campania, Abruzzo e Molise abbiamo un collo di bottiglia. Dal sud possono arrivare al massimo 126 milioni di metri cubi al giorno, questo è il collo di bottiglia e siamo quasi al limite. Snam ha lanciato un piano di espansione che deve essere approvato da Arera, c’è una consultazione in corso ma è una delle cose più necessarie che abbiamo. Venendo tutto il gas dal Sud, se abbiamo un collo di bottiglia il concetto di hub è potenziale, non si entra in energia cinetica».
In sintesi, «un grande potenziale che non si esprime. L’Italia dal punto di vista geografico e logistico è ben messa, soprattutto con Nord Africa» chiarisce Descalzi. «Siamo gli Unici ad avere una connessione di 36 miliardi di gas con l’Algeria, sottoutilizzata, 12-14 miliardi con Libia che può salire, c’è l’Egitto con Lng e poi il Mozambico, l’Angola».
«Da un punto di vista potenziale siamo già riusciti a recuperare quasi più del 50% del gas russo, soprattutto dall’Africa. Poi abbiamo anche pipe al nord, gas attraverso Francia, Germania e Svizzera, dalla Norvegia e poi c’è il Tap. Abbiamo 5 punti di connessione, 4 in modo conservativo, se si esclude Tarvisio, e 3 Lng che speriamo di portare a 4 con Piombino e 5 con il Ravennate».
È dunque plausibile smistare l’energia verso l’Europa trasformando l’Italia nell’hub strategica del Vecchio continente come nei desiderata del governo?
«Mancano connessioni tra Italia e nord, vale a dire Germania, Austria e Svizzera» chiarisce Descalzi «perché i corridoi sono sempre stati Nord-Sud e non sud-Nord. Bisogna lavorare ad un programma di acquisizione del gas ma anche alle infrastrutture. Pensiamo ad un hub energetico relativamente al gas, ma per avere prezzi bassi serve una sovraofferta di gas. Il Paese non deve preoccuparsi di restrizioni o di costi troppo alti dell’energia. Il Primo punto è dare sicurezza energetica a costi bassi, poi la centralità dell’Italia viene da sé».