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Fabiana Dadone (Ministro per la PA): «Puntiamo a portare il lavoro agile al 60% nella PA»

Dopo anni in cui si è parlato di difficoltà culturali e strumentali della Pubblica Amministrazione, «questi mesi dimostrano che ci sono sia gli strumenti sia lavoratori disponibili a formarsi e a superare la paura di un modo diverso di lavorare». Così il Ministro della Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone in un’intervista a Il Fatto Quotidiano.
«Dai dati sembra che il lavoro agile sia però meno diffuso a livello locale. Andranno fatti investimenti anche grazie al Recovery Fund, a partire dalla Rete. Ma per i piccoli la gestione è comunque più facile. La spinta sul lavoro agile servirà soprattutto all’efficienza degli enti più grandi».

Oggi, aggiunge, «siamo ad almeno il 50 per cento di quel personale con mansioni possibili da remoto. L’idea è di arrivare almeno al 60 e cambiare l’idea di lavoro». Se un dipendente «lavora meglio di sera – spiega – potrà farlo su pratiche che possano essere evase di notte: contano i risultati su obiettivi individuali, che tengano conto della persona e del suo valore aggiunto». Il dirigente pubblico, poi, «deve diventare sempre più un manager, rivendicare il suo ruolo».

Il Piano organizzativo del lavoro agile (Pola) prevede «indicatori di valutazione della performance individuale, inclusa la valutazione dell’utenza. Inoltre, vorremmo dare ai dirigenti uno strumento snello, facilmente compilabile, per report e monitoraggi frequenti».

Chi accusa i lavoratori della PA di essere fannulloni tutelati, sottolinea, «si dimentica che sta parlando di insegnanti, medici, vigili del fuoco, polizia. Certo, hanno un livello di solidità diverso perché costituiscono l’ossatura dello Stato e ne devono garantire il funzionamento, ma chi sbaglia o non produce il giusto deve essere allontanato».

In merito alle azioni dei sindacati, che denunciano decisioni calate dall’alto e fondi insufficienti per i rinnovi contrattuali, infine commenta: «Fatico a capirli in questa fase. Sul lavoro agile abbiamo previsto strumenti che non toccano gli istituti tipici della contrattazione. Saranno discussi ai tavoli, ma è chiaro che per parlare ad esempio del diritto alla disconnessione serve una norma che lo preveda e la faremo nel collegato alla legge di Bilancio».

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