Ammontano a 7 miliardi le opere pianificate per la Liguria e l’inchiesta che ha messo sotto scacco sia il presidente della Regione, Giovanni Toti, sia i vertici (attuali ed ex), dell’Autorità di sistema portuale, rischia di far crollare il ‘modello Genova’, ossia quel sistema decisionale snello che si è basato su una continua collaborazione istituzionale tra il Comune e la Regione e, in particolare, tra il sindaco Bucci e il governatore Toti.
Tra queste opere, scrive il Sole 24 Ore, c’è un’infrastruttura di interesse nazionale, come la nuova diga foranea del porto di Genova e un grande piano di riassetto della città che comprende, tra l’altro, realizzazioni come il tunnel subportuale (per la viabilità cittadina), il nuovo waterfront di Levante, disegnato da Renzo Piano e in fase di costruzione, l’allargamento verso mare dello stabilimento Fincantieri di Sestri Ponente, l’avvio del polo tecnologico degli Erzelli, con la costruzione del lotto B (laboratori) della Scuola politecnica dell’Università di Genova (il cui iter burocratico è affidato a Suar, la Stazione unica appaltante regionale ligure).
Al di là delle ricadute che, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, potrà avere l’inchiesta su questo sistema, a rischiare pesanti rallentamenti sono, in primo luogo, le opere per le quali Toti aveva l’incarico di commissario di governo.
A preoccupare, in modo particolare, istituzioni e mondo delle imprese è però la realizzazione della nuova diga foranea del porto di Genova (primo lotto da 1,3 miliardi, finanziato anche attraverso il Pnrr).
È vero che, di quest’opera, il commissario è Bucci ma, mercoledì scorso, è emerso che la Procura di Genova sta indagando proprio su uno degli appalti per la realizzazione della diga e l’indagine potrebbe allargarsi sull’onda delle intercettazioni emerse dall’inchiesta sulla corruzione, che ha portato Toti agli arresti domiciliari.