La riforma del Patto di Stabilità presentata dalla Commissione europea, attualmente in discussione, potrebbe metterci a rischio. Ne parla sulla Stampa Veronica De Romanis. Questo nuovo Patto colloca sotto stretta osservazione solo alcuni Paesi, ossia quelli con alto debito e con squilibri macroeconomici eccessivi. L’Italia è la sola in questa situazione. Ma non è finita qui. Secondo Bruxelles, il nostro debito è l’unico che costituisce un “sostanziale” rischio in termini di sostenibilità (“substantial fiscal sustainability challenge”).
In base alla riforma della Commissione, per chi presenta questo grado di rischio e viola le nuove norme, la procedura per disavanzo eccessivo scatta in maniera automatica. Per gli altri, invece, si apre una trattativa in cui i governi possono far valere i “fattori rilevanti”, ossia quegli elementi che impattano sul debito e sul deficit. Tra questi ci sarebbe la Francia. Il debito francese presenta un rischio di sostenibilità fiscale, ma non “sostanziale” come nel caso italiano. Di conseguenza, non sarebbe sottoposto a una procedura automatica e avrebbe margini di flessibilità. L’Italia sarebbe messa sotto stretta sorveglianza non solo dal punto delle finanze pubbliche, ma anche da quello delle scelte di politica economica.
Nel Patto riformato, Bruxelles chiede, infatti, che chi presenta squilibri macroeconomici eccessivi li corregga. Nello specifico, il governo di Roma dovrà includere nel piano da presentare in Europa che – non a caso – viene definito “piano fiscale/strutturale” non solo aggiustamenti fiscali (leggi tagli) ma anche riforme e investimenti. In questo modo, i vincoli del Patto di Stabilità vengono estesi anche alle politiche economiche. Come si è già scritto su questo giornale, il governo dovrebbe valutare con attenzione i rischi connessi alla riforma del Patto. Il nuovo impianto mira ad aumentare la cosiddetta titolarità degli Stati membri. In realtà, vi è il rischio concreto di creare un vincolo più stringente. L’importante è esserne consapevoli.