“A due anni dall’inizio della guerra, è ormai chiaro che la Russia non si fermerà in Ucraina, così come non si è fermata dieci anni fa in Crimea. La Russia porta avanti le sue tattiche destabilizzanti in Moldavia, in Georgia, nel Caucaso meridionale e nei Balcani occidentali, spingendosi persino fino al continente africano. La Russia rappresenta una seria minaccia militare per il nostro continente europeo e per la sicurezza globale. Se la riposta dell’Ue non sarà adeguata e se non forniamo all’Ucraina sostegno sufficiente per fermare la Russia, saremo i prossimi.
Dobbiamo quindi essere pronti a difenderci e passare a una modalità di economia di guerra. È giunto il momento di assumerci la responsabilità della nostra propria sicurezza. Non possiamo più contare sugli altri o essere in balia dei cicli elettorali negli Stati Uniti o altrove. Dobbiamo rafforzare la nostra capacità, sia per l’Ucraina che per l’Europa, di difendere il mondo democratico”.
Lo scrive il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, su La Stampa, sottolineando che “un’Europa più forte contribuirà anche a rafforzare l’alleanza Nato e potenzierà la nostra difesa collettiva. Possiamo essere fieri di quanto abbiamo fatto finora, ma c’è ancora molto che possiamo e dobbiamo fare. In una telefonata a due giorni dall’inizio della guerra il presidente Zelensky ha chiesto all’Ue di inviare armi. Insieme all’alto rappresentante Borrell ci siamo adoperati con i leader dell’Ue per consegnare armi letali all’Ucraina. Non era mai successo prima nella storia della nostra Unione. Già quel fine settimana le prime armi arrivavano in Ucraina. Da allora l’impegno dell’Europa nei confronti dell’Ucraina e del suo popolo è rimasto saldo in ogni Consiglio europeo”.
“Abbiamo anche intensificato la nostra azione sul fronte militare. Dall’inizio della guerra l’industria europea della difesa ha aumentato del 50% la sua capacità di produzione ed entro la fine del prossimo anno raddoppieremo la produzione europea di munizioni, portandola a oltre 2 milioni di pezzi. Nel frattempo, la propaganda del Cremlino in tutto il nostro continente europeo cerca di convincere i nostri cittadini che la guerra in Ucraina non ci riguarda, che sta prosciugando i nostri bilanci e ci sta dividendo. Si tratta solo di spudorate menzogne. Dobbiamo fare di più per aiutare l’Ucraina e rafforzare la nostra difesa europea. Dobbiamo essere in grado di parlare non solo la lingua della diplomazia, ma anche quella del potere”, aggiunge.
Secondo Michel, “quest’anno, la Russia dovrebbe spendere il 6% del Pil per la difesa, mentre l’Ue continua a spendere in media meno del 2% del Pil previsto dall’obiettivo della Nato. Sono decenni che l’Europa non investe a sufficienza nella nostra sicurezza e difesa. Oggi siamo di fronte alla più grande sfida di sicurezza dalla Seconda guerra mondiale, per cui dobbiamo rafforzare la nostra prontezza alla difesa. Per farlo, sarà necessario che il nostro pensiero compia una transizione radicale e irreversibile verso una forma mentis incentrata sulla sicurezza strategica. Dobbiamo dare priorità all’Ucraina e dobbiamo anche spendere di più, in modo più intelligente e meno frammentato”.
“Mentre rafforziamo la nostra capacità di difesa, dobbiamo garantire che l’Ucraina ottenga quello di cui ha bisogno sul campo di battaglia. I soldati ucraini necessitano urgentemente di proiettili e missili, come anche di sistemi di difesa aerea per controllare i cieli. Dobbiamo ricorrere al bilancio europeo per acquistare attrezzature militari per l’Ucraina. E dobbiamo utilizzare i proventi straordinari derivanti dai beni russi bloccati per acquistare armi per l’Ucraina. Il nostro obiettivo” spiega Michel, “dovrebbe essere di raddoppiare entro il 2030 i nostri acquisti dall’industria europea, così da garantire una maggiore prevedibilità alle nostre imprese. Contratti pluriennali le incentiveranno inoltre ad aumentare la loro capacità di produzione. In questo modo sarà rafforzata la nostra industria della Difesa, migliorata la nostra preparazione alla difesa e si creeranno inoltre posti di lavoro e crescita in tutta l’Ue”.
“Gli investimenti nella difesa sono costosi, ma senza è impossibile accrescere la nostra produzione in questo settore. Dobbiamo trovare modi per facilitare l’accesso dell’industria ai finanziamenti sia pubblici che privati. Anche l’emissione di obbligazioni europee per la difesa al fine di raccogliere fondi per acquistare materiale o effettuare investimenti nella nostra industria potrebbe rappresentare un mezzo potente per rafforzare la nostra base tecnologica, industriale e di innovazione. Dobbiamo inoltre valutare la possibilità di ampliare il mandato della Banca europea per gli investimenti e adattare la politica di prestiti per consentirci di fare di più a sostegno della nostra industria europea della difesa, ad esempio cambiando la definizione di beni a duplice uso”, aggiunge il presidente.
“Due anni dopo quella riunione decisiva del Consiglio europeo, i leader Ue si riuniscono nuovamente a Bruxelles. In questo momento cruciale della storia mondiale, l’Europa deve essere pronta a difendersi ed essere all’altezza dell’urgenza della minaccia. Questa battaglia richiede una leadership forte: per mobilitare i nostri cittadini, le nostre imprese e i nostri governi a favore di un nuovo spirito di sicurezza e di difesa in tutto il continente europeo. Se vogliamo la pace, dobbiamo prepararci alla guerra”, conclude Michel.