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Beppe Severgnini (Corriere della Sera): «Perché l’uscita dal virus sia un po’ meno faticosa, ognuno deve fare la sua parte»

«Oggi un nuovo assaggio di libertà, in buona parte d’Italia. Tutte le Regioni — tranne Campania, Puglia, Sardegna e Valle d’Aosta — passano dalla zona rossa alla zona arancione». Lo scrive Beppe Severgnini sul Corriere della Sera, definendo quella dalla fase acuta della pandemia «un’uscita faticosa».

«La variazione permette di uscire liberamente di casa, all’interno del comune. Negozi, parrucchieri e centri estetici sono aperti. I ragazzi fino alla terza media possono rientrare a scuola; anche metà degli studenti delle superiori tornano in aula. Rientrano gli universitari. Restano le restrizioni per bar e ristoranti: solo asporto. Rimane il coprifuoco dalle 22 alle 5 del mattino».

«Resta anche una consapevolezza: l’entrata nella fase acuta della pandemia — è accaduto tre volte in un anno — è sempre rapida e drammatica. L’uscita — ogni volta — si rivela lenta, complicata e faticosa».

«La fatica non consiste solo nel rispettare le regole. È faticoso anche guardarsi intorno e capire che alcuni non l’hanno fatto, non lo fanno e non lo faranno. A tutti viene chiesto un ultimo sforzo. Senza impegno individuale, l’uscita sarà più lunga e complicata».

«Il presidente del Consiglio ha ragione: troppi italiani sono diventati “saltafila”. Ma si è trattato, quasi sempre, di un salto di gruppo. In regioni diverse, diverse categorie hanno ottenuto la priorità. La determinazione con cui il premier si è appellato alla responsabilità dei singoli, giovedì nel corso della conferenza stampa, è condivisibile».

«Ma avrebbe potuto ricordare la superficialità (il cinismo?) di molte Regioni, che hanno utilizzato una scappatoia nel decreto — la categoria “altro” — per vaccinare 2 milioni e 300 mila persone che non erano né anziane né fragili, né sanitari né forze dell’ordine. Un quinto del totale. Non si poteva scrivere meglio, quella norma? Un’espressione tristemente popolare recita: “Tutti colpevoli, nessun colpevole!”.

«Non è questo il caso. Tutti colpevoli, almeno un po’; nessuno interamente innocente. Se ne siamo convinti, da qui si può ripartire. Governo, Regioni e categorie, ormai, dovrebbero avere imparato dai propri errori. Così noi cittadini. Se d’ora in poi ognuna farà la propria parte, e i vaccini arriveranno come promesso, potremo tornare liberi. Finalmente».

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