“Il 5 febbraio si avvicina ma nessuno se ne preoccupa. Si parla tanto di accise, di prezzi al consumo che crescono per l’aumentato costo dei trasporti, dello sciopero dei benzinai.
Ma il big bang potrebbe avvenire col blocco dell’import del petrolio dalla Russia deciso dall’Ue, appunto dal 5 febbraio”. Lo scrive su Italia Oggi Carlo Valentini.
“I Paesi come l’Italia che dipendono fortemente da questi rifornimenti rischiano guai seri – ammonisce Valentini -. Eppure, né l’Europa né le autorità italiane hanno finora individuato alternative.
L’import di petrolio dalla Russia si è già ridotto, ma appena del 10% e questo conferma come sia difficile trovare alternative, per di più con la quasi alleanza tra Arabia Saudita e Russia che ingarbuglia la situazione.
Appare complicato trovare sul mercato internazionale quel milione di barili al giorno (di cui 600mila barili di diesel) a cui l’Europa dovrà rinunciare.
È vero che la storia insegna che la fantasia non ha limiti nell’aggirare gli embarghi ma si tratta comunque di approvvigionamenti parziali e aleatori.
Rimane il quesito di come mai l’Ue si metta in un simile cul-de-sac.
Nulla da dire sul fatto che la Russia vada sanzionata per l’invasione dell’Ucraina ma sarebbe doveroso prima assicurarsi i rifornimenti alternativi e solo dopo chiudere i rubinetti.
Un’Europa in sofferenza sia per il gas che per il petrolio la rende più debole anche nel sostegno all’Ucraina.
C’è bisogno di un’Europa forte in questo complesso riposizionamento dello scacchiere mondiale. Va continuato il cammino sull’emancipazione dal gas e dal petrolio russo, ma non si tratta di riconversioni che avvengono in poche settimane.
E sarebbe una iattura arrivare a penalizzare il sistema produttivo. Ecco perché è meglio fare i conti con la realtà che impartire ordini controproducenti”.