A febbraio il debito pubblico è ritornato sopra i 3.000 miliardi per effetto della crescita delle disponibilità liquide del Tesoro.
È quanto afferma la Banca d’Italia, secondo cui, lo scorso febbraio, il debito delle amministrazioni pubbliche è aumentato di 42,6 miliardi rispetto a gennaio, risultando pari a 3.024,3 miliardi.
Quota 3.000 miliardi era già stata superata a novembre (3.005,6 miliardi) per poi ridiscendere sotto questa soglia nei due mesi successivi.
L’incremento riflette quello delle disponibilità liquide del Tesoro (26,2 miliardi, a 76,1), il fabbisogno delle amministrazioni pubbliche (15,7 miliardi), e l’effetto degli scarti e dei premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati e della variazione dei tassi di cambio (0,7).
Con riferimento alla ripartizione per sottosettori, l’aumento del debito è sostanzialmente imputabile a quello delle amministrazioni centrali (42,5 miliardi); quello delle amministrazioni locali e degli enti di previdenza è rimasto pressoché invariato.
La vita media residua è rimasta stabile a 7,9 anni.
La quota del debito detenuta dalla Banca d’Italia ha continuato a diminuire, collocandosi al 20,8 per cento (dal 21,4 del mese precedente), mentre a gennaio (ultimo mese per cui questo dato è disponibile) quella detenuta dai non residenti era aumentata al 31,4 per cento (dal 31,1 per cento del mese precedente) e quella detenuta dagli altri residenti (principalmente famiglie e imprese non finanziarie) era rimasta invariata al 14,2 per cento.
Rispetto ai dati pubblicati lo scorso 14 marzo, il debito è stato rivisto al rialzo di 1,4 miliardi nel 2021, 1,3 nel 2022, 1,2 nel 2023 e 0,9 nel 2024 in seguito all’ordinario aggiornamento delle fonti.