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Adolfo Urso (Comitato sicurezza): «Pericolo attacchi hacker russi: sono atti terroristici»

Il pericolo determinato dagli attacchi hacker russi è sempre più concreto. Lo spiega Adolfo Urso, dal 2021 presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. «Avevo lanciato l’allarme perché consapevole di come la Russia fosse il Paese più attrezzato nella guerra cibernetica» dice. «Ha già agito negli ultimi anni in altri Paesi europei, e anche da noi, durante la pandemia. A inizio legislatura, la prima relazione è stata quella sulla sicurezza cibernetica e protezione informatica che ha portato all’estensione della golden power alle tlc, infine all’Agenzia per la cybersicurezza nazionale».

Che cosa si può fare di più?

«Un attacco hacker su vasta scala deve essere configurato come atto terroristico. Credo inoltre necessario attribuire direttamente al presidente del Consiglio il potere di disporre che, a fronte di una azione configurata come pregiudizio per la sicurezza nazionale, possa disporre ogni misura proporzionata per il suo contrasto. E va realizzato al più presto il cloud nazionale della pubblica amministrazione, una politica nazionale sui cavi marittimi e terrestri per fare del nostro Paese un nodo centrale nella rete globale che sempre più connetterà Europa e Occidente con Asia e Africa», afferma in un’intervista sul Corriere della Sera di Roberto Gressi.

La guerra cibernetica può colpire le infrastrutture?

«È già accaduto. La sanità è stata più volte attaccata in Italia e in altri Paesi europei. Dobbiamo esserne consapevoli e aumentare la resilienza del Paese».

Si rischiano infiltrazioni nella politica?

«Gli attacchi statuali sono ovviamente per loro natura politici. Hacker e macchina di disinformazione russa sono elementi di una “guerra ibrida” che i sistemi autoritari, Russia ma anche Cina, usano per penetrare le democrazie occidentali».

Pensa che in Italia ci sia chi voglia compiacere Mosca?

«In quanto presidente del Copasir non esprimo opinioni. Il Comitato quando esprime valutazioni lo fa sulla base della legge e innanzitutto al Parlamento».

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