“Anziché incontrare il mondo Vladimir Putin lo sfida da lontano. Non si presenta sulla passerella delle Nazioni Unite. Invece di parlare all’Assemblea Generale parlava ieri alla nazione russa”.
Stefano Stefanini sulla Stampa descrive “Putin in trincea” rispetto al resto del mondo: “Al Palazzo di Vetro ha spedito il fido Sergei Lavrov, professionista, veterano dell’Onu, al quale è di nuovo richiesto di giustificare l’inammissibile: uso della forza diametralmente opposto alla Carta; crimini di guerra commessi dalle truppe regolari russe; e, adesso, anche l’annessione dei territori occupati in Ucraina.
Trincerato al Cremlino, il Presidente russo ha infatti annunciato il referendum per l’annessione della parte del Donbass controllata militarmente dalla Russia. Deve affrettarsi prima che gli ucraini liberino altri territori; le urne sembrano previste il prossimo weekend, battendo ogni record.
La progettata annessione – osserva l’editorialista – oltre che uno schiaffo in faccia all’Onu e al diritto internazionale, è anche la risposta, aggressiva, ai recenti successi militari di Kiev. Putin non ha alcuna intenzione di sedersi al tavolo e negoziare se non la pace, almeno un cessate il fuoco. Passa invece all’escalation, militare e politica.
L’annessione ne è tassello critico. Innanzitutto, Putin fa appello ai sentimenti nazionali e slavofili sia della grande maggioranza dei russi, finora al riparo dalle conseguenze della guerra – McDonald ha chiuso, pazienza – sia degli abitanti delle aree belliche, nei territori occupati e in Russia.
Secondo, incorporando rapidamente il Donbass nella ‘sacra’ Russia, qualsiasi mezzo militare, convenzionale e non, diventa lecito per difenderne la neonata integrità territoriale. Terzo, crea le premesse per chiamare la mobilitazione generale – ultima ratio che equivarrebbe a riconoscere che la favola dell’operazione speciale non basta più.
Vladimir Putin sta giocando il tutto per tutto. I russi cominciano a domandarsi dove li porti la follia di questa guerra. Ma il leader si è isolato dal resto del mondo – conclude – in un Cremlino che comincia ad assomigliare a un bunker. E questo lo rende quanto mai pericoloso”.