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Si allarga il fronte dei contrari alle case green dell’UE | Lo scenario

Il voto della Commissione Industria del Parlamento europeo sull’efficienza energetica degli edifici, tassello essenziale del pacchetto ambientale Fit for 55, è stato spostato a febbraio, mentre i relatori lavorano a un compromesso che sia accettabile a una maggioranza delle forze politiche.

La proposta comunitaria prevede che dal 2030 tutti i nuovi edifici costruiti nell’Unione europea debbano produrre zero emissioni nocive. L’obiettivo dovrebbe essere raggiunto già nel 2027 per gli edifici pubblici. Nello stesso tempo, il 15% del parco immobiliare che nei singoli Paesi è in condizioni peggiori dovrebbe essere rinnovato entro il 2027 per quanto riguarda gli edifici non residenziali, entro il 2030 per quelli residenziali, si legge sul Sole24Ore.

«Molti Paesi hanno spiegato di ritenere gli obiettivi troppo ambiziosi rispetto al loro parco immobiliare», spiega Sean Kelly, relatore del testo per i popolari, aggiungendo che «stiamo quindi cercando di introdurre qualche elemento di flessibilità nell’applicazione della direttiva. Nelle nostre discussioni a livello di relatori, c’è l’evidente impegno di trovare una intesa, senza però diluire troppo il testo». Per ammissione dello stesso eurodeputato irlandese, il Ppe è il partito che più chiede modifiche.

In un primo tempo, la Commissione Industria avrebbe dovuto votare su una posizione negoziale a metà gennaio. Il voto è fissato ora per il 9 febbraio. Spiega un funzionario parlamentare: «il disagio espresso da molti Paesi membri sul testo presentato da Bruxelles sta avendo un impatto sui lavori parlamentari». Oltre all’Italia, anche la Francia, la Finlandia, l’Olanda e la Spagna sono preoccupate da target troppo ambiziosi alla luce di un parco immobiliare particolarmente vecchio. Spiegava nei giorni scorsi l’europarlamentare popolare francese François-Xavier Bellamy che «il progetto di direttiva è un rischio importante per il settore edilizio in generale e per i palazzi storici in particolare». In alcuni Paesi membri, preoccupa il fatto che la nuova classificazione comunitaria potrebbe ignorare nei fatti gli sforzi effettuati finora a livello nazionale. Altri governi sono invece preoccupati dai costi e dai metodi finanziamento dei lavori.

Sul fronte dei partiti politici, timori sono emersi, oltre che nelle fila dei popolari, anche in quelle dei socialisti, dei liberali e dei conservatori. C’è chi è preoccupato dall’impatto per i cittadini, e chi è timoroso delle conseguenze sul versante imprenditoriale. Secondo le informazioni raccolte a Bruxelles, il lavorio diplomatico al Parlamento europeo porta su un più leggero riscadenzamento dei lavori di ristrutturazione così come sulle norme relative alle caldaie. Una volta ottenuto il via libera in commissione, la posizione negoziale del Parlamento europeo dovrà essere approvata in plenaria. Successivamente, potrà iniziare il negoziato con il Consiglio.

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