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Servono politiche che fissino il risparmio nell’economia | Il monito del presidente Sergio Mattarella

Nella Giornata mondiale del Risparmio, in cui si celebrava il secolo dello svolgimento di questa importante iniziativa, accanto ai resoconti ampiamente riportati dalle cronache, alcuni aspetti dei discorsi pronunciati, poco evidenziati, si segnalano invece per la loro peculiarità.

Innanzitutto, al convegno è intervenuto il Capo dello Stato, Sergio Mattarella segnando così una partecipazione non affatto abituale della massima carica del Paese.

L’ultima volta della presenza di Mattarella a iniziative dell’Acri fu la presenza al congresso dell’associazione tenuto a Parma nel 2019.

Il discorso del Presidente, per la sua organicità e incisività, è quello che ha suscitato unanimi condivisioni e stimolato maggiormente commenti e riflessioni, a iniziare dal collegamento tra risparmio e democrazia, tra risparmio, lavoro, salari e stipendi, welfare, pensioni soprattutto e, non per ultimo, inflazione.

Citando l’art.47 della Costituzione sulla tutela del risparmio e ricordando come Luigi Einaudi considerava l’essenzialità della protezione di questa fondamentale risorsa, Mattarella ne ha richiamato anche il secondo comma: la Repubblica favorisca l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi.

A distanza di 77 anni dalla stesura della Carta costituzionale moltissimo è, ovviamente, cambiato nell’economia, nella società, nello Stato e nei rapporti internazionali.

Tuttavia lo spirito di quel comma, finora quasi inattuato, resta ancora attuale con riferimento al risparmio popolare e alla sua incentivazione.

Naturalmente, occorre che vi sia spazio nei trattamenti economici perché ciò avvenga, mentre attualmente solo il 50% delle famiglie è in grado di risparmiare.

Sul citato secondo comma sarebbero doverose proposte che tengano conto dell’evoluzione intervenuta, ma rilancino, per quanto possibile e con le necessarie innovazioni, la linea del risparmio popolare.

L’art.47, insomma, non si ferma al primo fondamentale comma che, in ogni caso, andrebbe ben tenuto presente pure quando si collabora in sede europea, da parte di rappresentanti del governo e delle autorità monetarie, alla formazione di direttive che incidono sul risparmio e quando si recepiscono le direttive stesse nell’ordinamento italiano.

Altro aspetto meno evidenziato riguarda l’elencazione che il governatore di Banca d’Italia, Fabio Panetta, ha fatto dei compiti che svolge l’Istituto per garantire, insieme con altre autorità e forze di polizia, il buon funzionamento e l’integrità del sistema finanziario.

Accrescere le competenze dei cittadini in campo economico e finanziario, offrire strumenti per far valere i diritti dei risparmiatori, proteggere il sistema dal riciclaggio e dal finanziamento del terrorismo, contrastare i rischi cibernetici per le strutture finanziarie, garantire l’efficienza e la sicurezza del sistema dei pagamenti: questi sono gli impegni specifici meritoriamente affrontati da Palazzo Koch per la protezione del risparmio.

È una indiretta risposta a coloro che sottolineano il significativo trasferimento, secondo le norme europee, a Bce di una serie consistente di attribuzioni già di Bankitalia (come di altre banche centrali nazionali).

Naturalmente, una cosa è affrontare questi compiti avendo la pienezza delle leve di funzioni fondamentali, come ad esempio la vigilanza.

Altra cosa è essere titolari di una competenza solo parziale al riguardo.

Prima il governatore aveva sostenuto la necessità di ulteriori tagli dei tassi di riferimento.

È in atto il rientro dell’inflazione ma l’economia reale è fiacca.

Se non c’è una ripresa sostenuta si corre il rischio, permanendo le condizioni monetarie restrittive, di spingere l’inflazione sotto il target del 2% che sancisce l’intervenuto mantenimento della stabilità dei prezzi.

Ciò deve essere evitato, ha detto Panetta.

Anche Christine Lagarde, presidente della Bce, ha detto il giorno stesso, in altra sede, che l’Europa è in stallo.

E allora? A chi ci si rivolge da parte di coloro che sono magna pars del Direttivo Bce che a dicembre dovrà decidere sui tassi?

E che, al limite, potrebbe farlo eccezionalmente anche prima, se necessario.

Si immagini che la presidente del consiglio e un autorevole ministro ripetano che il governo deve prendere una determinata decisione che però poi non viene assunta, come se ciò dipendesse solo da altri e non da un lavoro da compiere negli interna corporis per arrivare ad ampie convergenze sulla scelta da praticare.

Si è visto che il dibattito pubblico, fatto di dichiarazioni e contro-dichiarazioni da parte di membri del Direttivo Bce risulta poi scarsamente produttivo.

Un altro aspetto degli interventi poco sottolineato riguarda l’affermazione del presidente dell’Abi, Antonio Patuelli con un discorso che si evidenzia per stringatezza e al tempo stesso incisività, dell’urgenza di regolamentare le innovazioni tecnologiche e l’intelligenza artificiale anche a tutela del risparmio, sottolineando l’urgenza di un nuovo costituzionalismo digitale.

Si potrebbe aggiungere dell’esigenza, a fronte dello sviluppo tecnologico, di un nuovo umanesimo.

Il rilievo di Patuelli ha la stessa portata del bisogno, da lui rappresentato con forza, di una revisione della tassazione del risparmio, innanzitutto per evitare che i risparmiatori italiani tante volte siano spinti a investire all’estero.

Qui si incrocia una serie di problemi che vanno dagli impatti negativi della concorrenza fiscale anche in Europa alla necessità di una distinzione tra risparmio e speculazione, agli aspetti non solo giuridici, ma anche etici della protezione del risparmio, alla globalità della revisione fiscale.

Insomma, a poco a poco, si sale alle politiche economiche e sociali, al loro rapporto con la politica monetaria, al debito pubblico, al ruolo delle banche che il governatore ha detto essere, nel loro insieme, ben capitalizzate e redditizie.

Torna, dunque, il bisogno di politiche che mirino a fissare il risparmio nell’economia italiana.

Insomma, è soprattutto sul “come” che ora bisogna agire, affrontando il tema degli strumenti concreti a cui il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha fatto riferimento con particolare riferimento alle pmi.

Senza dimenticare, da un lato, il debito pubblico e dall’altro il contesto europeo e internazionale, con due guerre in corso, altre difficoltà geopolitiche, diverse transizioni, migrazioni e, da ultimo, ciò che ci riserveranno le elezioni Usa.

Mai come ora tutto si tiene.

Resta, comunque, saldo il risparmio come bene collettivo, un valore, come ha detto Mattarella, per il futuro di famiglie e imprese.

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